IL TEMPO PERSO

Il tempo perso non è quello in cui non si avevano le energie e il desiderio di portare avanti progetti a causa di sofferenze interiori, ma è quello speso a incolparsi e a giudicarsi per ciò che non si è fatto o non si è raggiunto in quella fase di vita. 

È il giudizio ciò che blocca il processo e che fa “perdere tempo” (se la si vuole porre in questo modo), allontanando dal contatto con la realtà di sé in quel momento. 


Più prendiamo ascolto di noi e più possiamo comprendere che ci sono tempi di dolore e ritiro, tempi di aperture e progetti ..fasi della vita. E ogni fase insegna ed è necessaria alla fase successiva. 


È un tempo relativo e soggettivo quello della psiche, non segue l’ordine che la mente magari si aspetta, com’è con il tempo cronologico.

I tempi della psiche non si possono imporre o disciplinare come se si trattasse di un lavoro fisico, dato dalla forza di volontà. Può non esserci sempre una linearità, come nel tempo cronologico. Ci possono essere periodi in cui si credono superate certe questioni e periodi in cui queste questioni si riaprono, sollevate da determinate circostanze. Questo ci fa comprendere.. E ogni volta si elabora più a fondo un pezzetto, che permette sempre più di collocare il passato nel passato e di camminare nel presente. 

A volte, a distanza di “molto tempo” arriva il momento in cui si chiude il cerchio rispetto a importanti questioni che magari si credevano risolte. 


Possiamo meglio accompagnare il nostro tempo/i nostri tempi mettendo da parte fretta, paragoni e giudizi, e dando fiducia alla crescita e al cambiamento che può maturare in noi a partire da un luogo di silenzio e ascolto.

I cambiamenti reali e profondi possono essere accompagnati, ma non diretti e concordati a priori a tavolino. Sono gestazioni che avvengono in parte “al buio”, nella relazione tra conscio e inconscio. 

Quello che possiamo fare è accoglierci per ciò che sentiamo e così predisporci ai passi che ci aprono la nostra via.


Concludo con questa bellissima poesia che mi ha fatto conoscere una donna, che ringrazio:



THE USE OF SORROW - L’USO DEL DOLORE


“Qualcuno che amavo una volta mi ha dato una scatola piena di buio.

Mi ci sono voluti anni per capire

che anche questo era un dono” 

Mary Oliver.





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