La capacità di prendere distacco, a livello relazionale, è tra le conquiste fondamentali che introducono alla vita adulta. Questa capacità trova i suoi presupposti nella relazione con il proprio genitore e nel distacco che questa relazione ha permesso, man mano che si cresceva. Quando si dice "tagliare il cordone ombelicale" si intende diventare autonomi, autodeterminarsi.
Determinati conflitti con il genitore, sensi di colpa, retaggi che non ci hanno fatto sentire accettati per come eravamo, forti aspettative su di noi da parte del genitore, ma anche forti svalutazioni o indifferenza, ostacolano la possibilità del distacco dal genitore. E quindi ostacolano anche la possibilità di una relazione nutriente e confinata con il genitore e di emozioni nutrienti e "confinate", stabilizzate. Un "distacco in sospeso". E non solo con il genitore.
Il distacco o mancato distacco dal genitore si riflette nelle nostre relazioni, soprattutto nelle relazioni sentimentali.
Alla capacità di affrontare il distacco si accompagna la capacità di entrare in relazione e di lasciarsi andare alla relazione.
Se posso chiudere un capitolo della mia vita, vivendomi i sentimenti che provo, compresi i sentimenti di perdita e dispiacere dovuti a questa chiusura, senza disconnettermi emotivamente da me, potrò allora permettermi nuove e naturali aperture, quando verrà il tempo. Viversi il processo di distacco, restando consapevoli ed emotivamente sensibili, permette di elaborare la perdita e di dare reale confine a un capitolo della propria vita, potendo aprire nuove pagine, che non negano il passato, ma lo accettano per quello che è e lo integrano nella propria storia, come memoria, vita vissuta e prezioso insegnamento.
Accogliere la possibilità del dolore e della perdita significa darsi la possibilità di "restare in vita", umanamente.
Se mi dò la possibilità di affrontare il distacco, vivendomi questo passaggio critico e fondamentale che porta all'accettazione della perdita, senza dissociarmi o fuggire dalle emozioni che provo, potrò allora darmi la possibilità di lasciarmi andare, tollerare e sostenere una relazione, dandole confine, coltivandovi sentimenti e integrandola armoniosamente nella mia vita, con maggiore "coraggio emotivo" e meno paura.
DISTACCO E TAGLIO NETTO
Affrontare il distacco si distingue dal "taglio netto" di una relazione, che implica l'azzeramento immediato dei propri sentimenti in risposta a dissapori o delusioni, magari accompagnato da svalutazione e disprezzo dell'altro. Il taglio netto della relazione viene qui inteso come una modalità narcisistica di difesa, che mantiene il distacco da se stessi, dai propri sentimenti e non permette di accedere e tollerare una relazione profonda e realmente reciproca. Ci si disconnette bruscamente dalla relazione e ci si disconnette bruscamente dalle proprie emozioni, impedendosi di compiere un reale distacco e impedendo all'altro questo distacco: molto resta in sospeso, non affrontato, senza confronto e senza epilogo. Queste chiusure traumatiche rischiano di tenere "appeso" l'altro a nuovi eventuali ritorni. Mancano le parole dell'addio, manca il riconoscimento reciproco in questo addio. Al taglio netto si possono allora susseguire periodici tira e molla, incomprensioni, ambiguità, dubbi persistenti, strascichi estenuanti nella relazione. Manca il coraggio emotivo di chiudere, ma anche il coraggio emotivo di continuare realmente.
I tagli netti (quando vengono messi in atto) possono accompagnarsi alla colpevolizzazione dell'altro e alla non considerazione delle proprie responsabilità nella relazione. Questo tipo di distacchi non porta a una crescita personale. Sono fughe. A volte queste fughe riguardano la relazione stessa che, già di per sé, viene cercata come fuga da qualcos'altro. Si tratta, per esempio, di relazioni che iniziano apparentemente con un alto coinvolgimento: un inizio sulle "montagne russe" che rischia di subire improvvise e inaspettate battute d'arresto, quando "ci si schianta sulla realtà". Mi riferisco a rapporti caratterizzati da forti elementi narcisistici, fortemente basati sulla proiezione, quindi su grandi aspettative verso l'altro, investito magari di grande fascino; rapporti che non si permettono davvero il "terreno per decollare", per lasciarsi andare, per mostrare determinate fragilità e difetti, per amare alla pari, senza salvatori, né carnefici, né vittime.
AFFRONTARE IL DISTACCO
Affrontare il distacco significa stare in contatto con i sentimenti di perdita conseguenti. Il dolore della perdita ci rende umani. E' un dolore necessario perché il distacco si verifichi. Il contatto con la propria vulnerabilità fortifica, umanamente e relazionalmente; permette l'elaborazione.
Imparando ad affrontare e a tollerare il distacco, a viversi i sentimenti di perdita e a lasciare che scorrano dentro di sé, senza aggrapparcisi, arrendendosi alla verità di ciò che si prova, accettando di aver paura, provando a tollerare la paura per non negarsi la vita emotiva, non si avrà bisogno di difendersi dalle relazioni con tagli netti, che traumatizzano o "moncano" il rapporto, deteriorando il buono della relazione; non si avrà bisogno che l'altro decida per sé, non si avrà bisogno di litigare per chiudere o di chiudere per litigare; verranno meno gli agìti e le risposte impulsive in risposta alle delusioni.. verrà meno la dipendenza. Perché affrontare il distacco costruisce i mattoncini dell'autonomia.
Conoscere e fare esperienza del distacco, attraversarlo sostenerlo, è possibile. Permettersi di incontrare se stessi nel distacco consente, d'altro lato, di incontrare l'altro nella relazione, di vederlo e conoscerlo così com'è, oltre le proprie proiezioni e aspettative, le proprie ferite, le proprie paure. Questo conoscere l'altro presuppone la conoscenza di se stessi, la relazione con se stessi e l'accettazione empatica di sé, così per come si è, prima di qualsiasi traguardo e prima di qualsiasi conquista. Accettarsi così: con i difetti, con le fragilità, con le paure, con le proprie parti spaventate e impreparate alla vita, con le proprie domande senza risposta; al di là delle svalutazioni e delle idealizzazioni verso di sé, che sono fughe dalla verità di adesso e dalla propria vera identità.
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