ANSIA. LA RISPOSTA NON STA NEL “ COSA ACCADRA' ” MA NEL CONTATTO

Quando ci si trova a sperimentare ansia e insicurezza, la tendenza è spesso quella di cercare risposte fuori, che possano ristabilire un certo equilibrio e rimettere “il cuore in pace”. Si può cercare allora conferma nell'esterno, nei comportamenti altrui per esempio. Ma se questo atteggiamento diventa pervasivo, per quanto possa apparentemente sopire lo stato d'ansia, al contempo ci de-centra da noi stessi e ci porta ad agire in modo condizionato, al fine di salvaguardare relazioni e situazioni. Sotto scacco dell'ansia possiamo ritrovarci in balìa delle risposte esterne e degli altri. Dipendenti quindi dall'esterno. 

Potremmo porre l'ansia in antitesi al contatto con sé e all'ascolto di sé: più cresce l'ansia -> e più si riduce lo spazio di contatto e ascolto -> e più diminuisce il contatto con la realtà (il ridimensionamento di fatti e situazioni). Questa riduzione dello SPAZIO DI CONTATTO è confermata da quanto accade nel corpo: più l'ansia cresce e meno è lo spazio nel corpo per il respiro (partendo dal presupposto che il respiro indica il contatto e l'ascolto verso noi stessi). Quando si è ansiosi il respiro si limita nella parte superiore del corpo e fatica a scendere sotto il petto; entra in un corto circuito, per cui non riesce più di tanto a espandersi dalla pancia in giù. Viene meno quindi il radicamento, il senso di stabilità, la concentrazione, mentre aumenta la confusione e l'agitazione. Nella progressione di questo corto circuito si può arrivare al panico. 
In una condizione di forte ansia può diventare intollerabile anche solo portare l'attenzione al respiro e provare a respirare più lentamente e profondamente; la mente non molla e si fatica a darsi modo e tempo di respirare. Eppure questo è proprio ciò di cui abbiamo bisogno: ossia, far scendere il respiro nel corpo, che ci permette di rivolgerci dall'esterno all'interno di noi stessi, di riportare il baricentro in noi, contattare il nostro sentire e ritrovare una maggiore stabilizzazione. Si tratta di creare una condizione di raccoglimento e ascolto di sé, ampliando il proprio respiro. Fermarsi e riprendere fiato, a livello corporeo, mentale e psichico. 

Alla base dell'ansia vi è la PAURA di contattare se stessi a livello profondo, la paura di ciò che si può incontrare, di raccogliere le proprie verità profonde, le emozioni difficili da gestire. Questa paura è dovuta a condizionamenti e/o traumi che non hanno permesso di accettarsi pienamente e/o di accogliere pienamente le proprie emozioni. Questi condizionamenti creano blocchi impediscono di accedere integralmente alla propria forza, al fine di sentirsi autonomi e liberi. 

E infatti alla base dell'ansia vi è proprio una mancata libertà, anzi: LA PAURA DI ESSERE LIBERI. Perché essere liberi significa affrontare il distacco, permettersi di dire di no, rischiare di essere soli. Ma al tempo stesso, essere liberi significa autorizzarsi a scegliere ciò che si vuole e chi si vuole accanto a sé, permettersi di raggiungere la serenità che naturalmente ci si merita. Permettersi di essere felici, in quanto pienamente autentici, in accordo con i propri bisogni di oggi. Chiaramente è un discorso molto complesso, che coinvolge ognuno in maniera diversa. 


COSA FARE IN CONDIZIONI DI ANSIA? 

L'ansia porta alla fretta di trovare risposte e àncore a cui aggrapparci. 

Un punto su cui soffermarci: la risposta che andiamo cercando non è nel cosa accadrà / cosa devo fare / cosa succederà se mi permetterò di fare così o cosà ma nel CONTATTO che riesco a stabilire con me, o meglio, con la mia parte bambina che in quel momento è spaventata, ansiosa, che ha PAURA di sbagliare / di apparire ridicola (ecc.) / di disattendere le aspettative degli altri / di perdere l'altro / di restare sola / della catastrofe. Stabilire un contatto a livello corporeo significa, come detto prima, respirare, che ci permette di rivolgerci dall'esterno all'interno di noi. 

La base è l'interno. Cosa accadrà all'esterno verrà poi. Ma ciò che è necessario è darci il tempo e lo spazio per ristabilire un contatto con il nostro interno, respirandoci, e ristabilire così il contatto con la nostra parte bambina spaventata. Lì stà il fulcro della questione. Lì stà base della sicurezza, data dall'amore e dalla rassicurazione che diamo a questa parte bambina. Quanto più riusciamo ad accoglierla, proprio come fosse uno bambino spaventato e solo, di fronte a noi, e tanto meno avremo bisogno di aggrapparci a situazioni esterne o di reprimere la nostra voce per paura di non essere accolti o compresi. 

Ciò che è importante è che la nostra parte bambina trovi in noi rifugio e rassicurazione. Il resto accadrà. La fretta nel comprendere cosa sia meglio fare in certe situazioni può rivelarsi un auto-sabotaggio che ci disorienta da noi stessi. La paura e l'ansia ci fregano, decentrandoci. Mentre abbiamo solo bisogno di ascolto per ristabilire centratura, equilibrio, e trovare le giuste risposte per noi. 

Non vi è mai successo di raggiungere stati di ascolto e raccoglimento, in cui avete accolto il vostro sentire e le vostre ragioni nei confronti di una persona, e che in seguito quella persona cambiasse atteggiamento nei vostri confronti? Siamo più risonanti di quanto crediamo. Si dice che il linguaggio non verbale sia il 90% della comunicazione. Io credo che in questo 90% ci siano dei canali di comunicazione che possono raggiungere svariati livelli di profondità e vastità, tanto da non essere apparentemente spiegabili razionalmente. Ma sta di fatto che, almeno nell'esperienza che io osservo in diverse persone, queste circostanze accadono abbastanza di consueto. La risposta che mi dò è che il contatto con se stessi aumenta il proprio stato di risonanza.

Ogni volta che emergono paure antiche, eccessive o irrazionali, forti ansie, questo può indicare l'attivazione di una parte bambina, spaventata e disorientata. Allora ciò che possiamo fare è ascoltarla, starle accanto, abbracciarla, rassicurarla che noi siamo con lei, che non è sola, QUALSIASI COSA ACCADA. E a lei che è importante rivolgerci. Il resto verrà.

Diventiamo liberi quando raggiungiamo l'amore per noi stessi, a prescindere da tutto.







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