Questa frase và ovviamente contestualizzata. Il senso che vorrei trasmettere è questo: da adulti viviamo la vita con piacere e pienezza, quanto più riusciamo a lasciar andare le insoddisfazioni del passato (di quando eravamo bambini) e ad accettare che c'è stato un tempo in cui i nostri bisogni di bambini potevano essere soddisfatti e quel tempo è passato.
Accettare quel che è stato significa sia poter accogliere e consolare il dolore delle nostre parti bambine, sia contenere queste parti quando ci spingono in comportamenti controproducenti e dannosi, nell'intento di ottenere ciò che ci è mancato in passato.
L'accoglienza e il contenimento delle nostre parti bambine, consentono di darci dei confini.
Ed è proprio ponendo dei confini al passato che possiamo andare avanti e accorgerci del presente, lasciandoci andare più liberamente e piacevolmente alle esperienze.
Accogliere e proteggere le proprie parti bambine fa parte di una relazione con se stessi che, tra alti e bassi, si coltiva per tutta la vita. Nessuno è arrivato. La vita è in continua evoluzione, in un alternarsi tra fasi in cui ci vediamo compiere passi in avanti e ci sentiamo più forti e stabili, e fasi in cui ci sentiamo magari in stallo o in cui addirittura ci sembra di fare passi indietro. Possiamo quindi attraversare momenti di grande accoglienza e com-passione di noi stessi e delle nostre parti bambine, alternati a momenti di rifiuto/dissociazione/fino al disprezzo di queste parti, che ci portano a vivere situazioni di ambivalenza e conflitto interiore e con gli altri.
COSA SI INTENDE PER “PARTI BAMBINE”?
Molto sinteticamente, le parti bambine sono i nostri luoghi interiori in cui dimorano affetti, ferite, mancanze, condizionamenti, bisogni insoddisfatti, conflitti/traumi non elaborati di quando eravamo bambini.
Queste PARTI si definiscono BAMBINE in quanto custodiscono un sentire antico, non risolto, che resta lo stesso di allora (per quanto siamo cresciuti) e che può emergere in determinati momenti della vita e all'interno delle nostre relazioni, facendoci sentire destabilizzati/bloccati/impauriti/bisognosi/arrabbiati come quando lo eravamo da bambini e quindi più di quanto la situazione attuale lo richiederebbe. Certe situazioni di vita (trigger) possono far emergere memorie corporee ed emotive (parti bambine) che ci dirottano in un passato.
Le parti bambine sono ancora in cerca di una risoluzione, credono di poter trovare all'esterno qualcuno che soddisfi finalmente quei bisogni antichi, che li risolva. Non potendo tollerare e accettare com'è andata e le mancanze subìte, continuano a cercare (una guida, un rifugio, un amore mancato). La sofferenza di queste parti non sempre risulta tollerabile, a seconda della propria storia di vita, e può essere quindi complesso accoglierle e accettare la realtà di ciò che è stato, ma questa accoglienza pone fine a una ricerca irrealistica e consente di aprire gli occhi sul presente, di guardare ciò che ci circonda con sguardo più nitido e più libero da proiezioni.
Inoltre, l'impegno nell'accogliere la sofferenza e i bisogni delle nostre parti ci coinvolge in un processo di crescita che fortifica il nostro diventare ed essere adulti (al di là della propria età anagrafica). Adulti, nel senso: autonomi, radicati, in grado di poggiare sulle proprie gambe, abbastanza liberi dalla morsa di antichi retaggi o in condizione di gestirli, perciò in grado di viversi il presente, di trarne piacere e di instaurare relazioni gratificanti e costruttive.
LA PERDITA DELL'ILLUSIONE
Il passaggio alla maturità, che si caratterizza nella perdita dell'illusione, dell'innocenza e dell'unione fusionale, per lasciar spazio all'autonomia, a un senso di realtà integrato e alla capacità di discernimento dato dalla conoscenza/consapevolezza, trova una certa similitudine con la storia che tutti conosciamo di Adamo ed Eva, i quali, mangiando il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male, persero l'unità e l'innocenza (si accorsero di esser nudi, provarono vergogna e si coprirono) e dal giardino dell'Eden precipitarono nel regno delle forme materiali e polari (la vita, con i suoi naturali limiti e confini), acquisendo la conoscenza.
Così, da bambini viviamo nel limbo di un amore totale con le nostre figure di accudimento, corriamo innocentemente e incoscientemente incontro a ciò di cui abbiamo bisogno.
Crescendo acquisiamo la comprensione di una realtà differente da come la percepivamo da bambini. L'idealizzazione che ci portava a guardare alle nostre figure di riferimento come a degli Dei o simili, lascia il posto al riconoscimento che queste figure, nostro padre e nostra madre, sono esseri umani con le loro fragilità, i loro umani limiti, le loro zone d'ombra; e anche loro compiono sbagli e possono fallire. Nel processo di crescita affrontiamo il distacco che ci permette di vedere tutto questo e che ci apre a un ventaglio più ampio di emozioni che proviamo nei loro confronti (compresa la rabbia) e nei confronti della vita. Acquisita una certa solidità, impariamo a sperimentarci e a contare su di noi; crollano i piedistalli, ridimensioniamo le aspettative e il nostro sguardo raggiunge orizzonti che vanno oltre ai nostri bisogni. Impariamo a mediare con questi bisogni, a riflettere, a discernere, a ponderare intenzioni e scelte, accettando che ogni scelta implica una perdita.
Entriamo in contatto con i vissuti di distacco e perdita in quanto parte della vita.
Maturiamo la capacità (o possibilità) di porre limiti e confini in grado di proteggerci e di regolare le nostre emozioni e le relazioni con gli altri.
E questo significa anche diventare consapevoli che non tutto è possibile, che l'amore totale e fusionale non esiste più nel regno adulto, anche quando quel tipo di amore è stato insoddisfatto in passato.
Diventare adulti significa tollerare tutto questo, tollerare la realtà anziché subìrla, proprio per permetterci di incontrare l'amore che oggi è possibile e le esperienze del presente.
La fusionalità, la simbiosi, la pretesa che l'altro soddisfi le nostre mancanze e che ci comprenda totalmente sempre e comunque, sono elementi che non fanno parte dell'adultità; inseguire questa illusione ci limita e alimenta la sofferenza, fissandoci alla realtà di bambini e quindi al passato (parti bambine).
Lasciarsi dirigere dalle proprie parti bambine potrebbe comportare il restare soli o quasi, con pochissime relazioni e, quelle poche, simbiotiche, che lasciano poco spazio di crescita e autonomia, in quanto non si tollera una certa distanza dall'altro, non si riescono a regolare i confini tra sé e l'altro, non si riesce a concepire, per esempio, di pensarla diversamente su determinati aspetti, ecc. Lasciarsi dirigere dalle proprie parti bambine significa quindi restare dominati da un’immobilità che non consente il fiorire delle proprie risorse e delle proprie relazioni (il discorso è molto ampio e può arrivare a comprendere aspetti traumatici).
Nel mondo adulto risiede quell’autonomia che consente di instaurare relazioni diversificate, con diversi gradi di intimità e condivisione, dandosi la possibilità di lasciarsi andare, confrontarsi, viversi il piacere della relazione, sapendo di tollerare maggiormente la frustrazione.
L’autonomia permette di riconoscere l'altro come diverso da sé, con i suoi sentimenti e bisogni. Il riconoscimento dell'alterità (vedere l'altro, oltre me stesso) e dei confini, previene dalla possibilità di instaurare rapporti totalizzanti o simbiotici (che fanno parte dell'universo infantile) e consente di aprirsi all'amore adulto. Possiamo aprirci all’amore, rischiando di essere feriti, quando sentiamo di essere abbastanza stabili sulle nostre gambe.
Ed è proprio dall'accettazione dei naturali limiti e confini insiti in ogni rapporto adulto, che possiamo prenderci il buono e il piacere di ogni relazione. Grazie ai confini tra noi e gli altri siamo liberi di essere noi stessi e di esprimere la nostra unicità. E proprio questi confini ci consentono di vedere gli altri, oltre noi stessi.
Considerare e tollerare i confini non si tratta assolutamente accontentarsi, ma radicarsi nel presente e dirigersi consapevolmente a partire da questo. Si tratta di accettare la realtà per restare disponibili alla vita e lasciarsi crescere, lasciando andare le aspettative illusorie che offuscano la visione e la bellezza del presente per quello che è.
..Lasciare che la mente si plachi per soffermarci sulla bellezza di un fiore; Vivere Questo Tempo, liberandolo il più possibile da proiezioni, aspettative o rimpianti; Nutrire la nostra vita di momenti vissuti e non subìti. Il piacere è semplice, basta accorgerci della Vita che scorre Adesso dentro di Noi.
In ogni momento possiamo aprirci ai nostri sensi.. sentire.. e lasciar così rivelare il dono della Vita.
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