Trasmissioni intergenerazionali e liberazione di sé

 "La natura della nostra voce è influenzata da coloro che l'ascoltano, pertanto se essa non trova accoglienza rischia di essere soffocata, chiusa. Questo è vero soprattutto per le donne, in cui riverbera ancora una tendenza del secolo scorso secondo la quale la loro voce e la loro opinione doveva essere soltanto un riflesso di quella del marito" Francesca Galvani, dal libro Psicologia della voce e del canto.

Per quanto questa possa apparire una situazione ampiamente sorpassata, l'adattamento a un certo modus vivendi viene trasmesso, di generazione in generazione, anche attraverso il linguaggio non verbale, la voce e le tensioni di cui si è portatori. I figli apprendono implicitamente il modo di stare al mondo dei propri genitori (o delle proprie figure di riferimento) e possono cogliere implicitamente le paure, i blocchi e le rigidità dei genitori a partire dalle tensioni corporee che percepiscono in loro (nei genitori). Pertanto i figli possono "apprendere" le tensioni dei genitori e in questo apprendimento/trasmissione, fanno esperienza delle sensazioni, dei vissuti, dei blocchi che queste tensioni comportano, fino all'esperienza indiretta degli aspetti traumatici che possono risiedere in tali tensioni. 

I figli possono quindi comprendere, più con il corpo che con la mente, come si può sentire il genitore; trattandosi di un apprendimento/trasmissione impliciti, al di sotto del livello di coscienza, potrebbero non riuscire a spiegarsi a parole come mai si sentano così tesi in determinati punti del corpo o così bloccati nella propria espressione. Benché non abbiano fatto esperienza diretta dei condizionamenti/traumi che hanno portato allo strutturarsi di quelle tensioni, in quelle tensioni echeggia e risuona un passato, una storia, che arriva così a loro senza esserne stati i diretti protagonisti. Le tensioni "trasmesse" costituiscono nodi e "compromessi" da sciogliere. A seconda dell'entità del trauma/condizionamento e della disponibilità ad affrontarlo, può succedere che la sua elaborazione si compia nel corso di più generazioni. La riflessione su ciò dà la misura di quanto siamo profondamente interconnessi e di quanto ciò che ci riguarda a livello personale, riguarda anche le persone che ci stanno accanto e che verranno dopo di noi, forse più di quanto crediamo.

Se un genitore non sà parlare liberamente e la sua gola è fortemente contratta, a causa delle oppressioni o dei condizionamenti autoritari che ha subìto nell'infanzia, parlerà naturalmente con questa voce al proprio figlio, che a sua volta la assimilerà, si sintonizzerà su quelle frequenze e su tutto ciò che queste frequenze comportano a livello esperienziale-emotivo. Per imitazione, il figlio potrà apprendere a parlare in questo modo, passando dalla sua voce naturale a questa voce socialmente riconosciuta. Oppure potrebbe scoprire di avere, da adulto, lo stesso assetto muscolare del genitore, in certe zone del corpo, e le stesse tensioni o tensioni simili. Biologia e apprendimento concorrono, insieme alla personale esperienza del bambino e al suo temperamento, nell'andare a strutturare la sua personalità e il suo assetto corporeo.

In questa trasmissione che coinvolge assetto corporeo, postura, linguaggio non verbale, modo di parlare, tensioni, si potrebbe dire che risiede la base corporea dell'inconscio famigliare. Questa trasmissione, non mediata dalla ragione, racchiude una storia e un universo, che si va in parte ad assimilare. Il discorso si potrebbe estendere all'inconscio collettivo, nel quale confluisce parte della storia (vedi frase iniziale dell'autrice Francesca Galvani) e dal quale può emergere un enorme potenziale, frutto di un processo di elaborazione.

Cambiare il proprio assetto corporeo può quindi essere frutto di un lavoro su di sé che coinvolge non solo il corpo, ma anche e forse soprattutto la psiche e lo spirito, se si intende andare alla radice della questione e al fine di un cambiamento profondo. 

O se vogliamo osservare la questione partendo dalla situazione a livello psichico (riprendendo dalle parole iniziali dell'autrice Francesca Galvani): introdurre nella propria esperienza la possibilità, e poi la capacità, di ascoltarsi e quindi di darsi voce, quando questo ascolto verso di sé era mancato nell'infanzia, porta inevitabilmente a un cambiamento nel proprio assetto corporeo, nella propria postura e nella qualità della propria voce. Questo cambiamento implicherà la possibilità di un'esperienza nuova, di accoglienza e accettazione di sé, della propria storia, delle proprie paure e di graduale attraversamento di queste. A livello corporeo, tutto questo si potrà tradurre in uno scioglimento graduale di quelle tensioni che limitano e opprimono il canale vocale e la respirazione, e in una graduale liberazione del corpo, verso una maggiore fluidità e una maggiore partecipazione alla vita. Dai nostri "nodi" e dalle nostre tensioni fondamentali può liberarsi un grande potenziale.

E' un lasciar andare accogliendo, lasciar trasformare, lasciar compiere un processo, che porta a muovere naturalmente verso le proprie terre (profondamente proprie) seppur inesplorate.






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