Saper perdonare significa anche sapersi arrabbiare, saper accettare e sapersi distaccare.
Altrimenti si rischierebbe di scambiare per perdono la sottomissione, la rinuncia, la passività, la paura di ascoltare la propria voce, la paura di reagire, la paura di scegliere davvero.
Quel genuino "vaffanculo" prima di un perdono segna il distacco da una situazione, da una convinzione, da un'illusione, e implica l’evidenza di una realtà spiacevole, che se accettata nei suoi limiti, in quanto tali, consente di prendere una posizione e una direzione al riguardo.
Per “vaffanculo” si intende il fatto di reagire a una situazione, accettando la realtà che non si può cambiare e altresì tenendo conto della propria realtà e di cosa non si è disposti a tollerare, dandosi modo di dire i propri “basta”.
L’energia che porta ad arrabbiarsi e a reagire, ossia a “sollevarsi” da una situazione, è la stessa che consente di lasciar andare.
Accogliere la propria energia e la propria carica aggressiva, dando ascolto alla propria voce, è necessario al fine di salvaguardare i propri bisogni e diritti, e guida lungo il processo che porta al perdono. Non si può perdonare realmente fintanto che non si legittimano i propri diritti. E il perdono consente, infine, di ristabilire la situazione/la relazione portandosi sul terreno di ciò che è possibile, tenendo conto di sé e dell'altro.
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