Incontrarsi nel suono: per una comunicazione profonda e radicata nel corpo


(Nelle parole che seguono mi riferisco all'uso del suono della propria voce in psicoterapia e in psicoterapia di gruppo e mi riferisco all’emissione di un suono non verbale, ossia senza le parole, che emerge libero dal proprio sentire).

Nel comunicare con l’altro attraverso il suono della nostra voce andiamo a creare insieme qualcosa di nuovo, qualcosa che prima non esisteva ed è qualcosa di profondamente partecipato, da parte di entrambi, e in modo non precostituito, non vincolato da codici e schemi, come accade invece con il linguaggio verbale. 

Creando insieme con il suono si può esplorare un nuovo modo di percepire sé e l’altro, anche grazie a un’apertura e a un respiro più ampi, che permettono di fare più spazio a se stessi e anche alla relazione. 

Liberare un suono non verbale e lasciare che questo guidi nell’espressione di sé, significa rivelarsi in un processo in divenire, che non si sà dove porterà. Ci si affida all’incognita della propria profondità e della propria saggezza corporea, fintanto che si permette, lungo questo percorso, di lasciar andare la mente e il giudizio. 

Questa comunicazione attraverso il proprio suono permette di approcciarsi alla freschezza di ciò che accade nel presente, è un modo di cogliere l’esperienza con la ricchezza della propria espressione, delle proprie sensazioni, percezioni, emozioni, lasciando che si crei qualcosa. 

Andiamo così a portare più pienamente il corpo nella relazione e più pienamente il nostro essere.

Siamo nel corpo più che nella mente, e nell’emissione della voce la mente si placa, ossia non possiamo continuare a pensare allo stesso modo mentre lasciamo uscire la voce. 

Lasciar risuonare il proprio suono permette quindi di uscire, in quel momento, dalla morsa di aspetti mentali come convinzioni e aspettative, dai filtri che regolano la realtà che percepiamo, da un’eventuale situazione di stagnazione o monotonia affettiva e mentale, dall’insoddisfazione di schemi appresi che lasciano poco spazio alla semplicità quanto alla ricchezza del presente. 

Il suono della nostra voce rivela più delle parole. 

Attraverso l’apertura che dona questo linguaggio, i nostri contenuti emotivi profondi e anche inconsci possono diventare più accessibili. Possono quindi emergere immagini, memorie, emozioni e sensazioni che si affacciano da un altrove interiore lontano e dal passato. 

Inoltre, nel relazionarci con l’altro attraverso il suono, le nostre “pance” e i nostri inconsci possono comunicare tra loro più direttamente e attivare processi e linguaggi solo parzialmente spiegabili a parole. 

L’altro (e in genere il terapeuta), con i suoi feedback sonori e vibrazionali, può sintonizzarsi con il nostro suono e la nostra espressione, accompagnandoli e accogliendoli, fino a favorire l’evocazione di ricordi, emozioni, bisogni e la loro liberazione. 

Questa accogliente sintonizzazione può arrivare a costituire, in certi casi, un’esperienza emotiva di riparazione, ossia permette di integrare questo ascolto dentro di sé, un ascolto che può essere mancato nell’infanzia, permettendo così di accogliere e dar voce alle proprie emozioni e ai propri bisogni. 

Liberando il nostro suono possono inoltre emergere intuizioni e risposte, chiuse nel nostro profondo, che magari non ci permettiamo o non riusciamo a vedere chiaramente. Andando a “prendere corpo” dentro di noi, ridimensioniamo la visione della realtà a favore di una visione più lucida e radicata, che ci porta ad accorgerci più chiaramente cosa sia meglio fare, cosa sia buono per noi. Possiamo così dare ascolto alla nostra saggezza, che ha radici nella nostra profondità, nell’ascolto del corpo e nell’unione che stabiliamo con noi stessi.

A proposito di unione, il nostro suono, se il canale della gola è sufficientemente aperto e rilassato, favorisce in noi un senso di unione e connessione. 

Questo ci aiuta a restaurare il contatto con parti di noi, che possono essere generalmente silenti o represse, e che possono così prendere “voce in capitolo”. Liberando e sciogliendo le tensioni, ci si potrebbe scoprire, infatti, a emettere suoni che di primo acchito quasi potremmo non riconoscere come nostri o che stonano fortemente con l’immagine che tendiamo a dare di noi stessi all’esterno. Da qui, l’esperienza muove verso il riconoscimento e la riconnessione con queste parti e con il nostro potenziale. 

Una voce libera è una voce che presenta svariate coloriture e registri, afferenti alla nostra ricchezza emotiva ed espressiva. L’ampiezza delle variazioni della nostra voce e la libertà di esprimerci si collegano allo spazio che siamo disposti a dare alla ricchezza del nostro essere. 

Pertanto, attraverso l’emissione del nostro suono, in maniera il più possibile libera e spontanea, entriamo in maggiore contatto e intimità con noi stessi.

Comunicare con il suono della nostra voce, come sopra accennato, apre a un’intimità maggiore anche con l’altro, in confronto alla comunicazione verbale con le parole.

Ci si può scoprire diversi nell’espressione di sé attraverso il suono, dal momento che saltano determinate cornici e aspettative. E ci si può ritrovare inaspettatamente più vicini, condividere qualcosa che a parole forse non si credeva di poter condividere, per esempio; fare esperienza di un contatto profondo e sentire quanto ci si può stare in questa profondità, o quanto spaventa. 

Nell’emissione del nostro suono condividiamo i nostri contenuti emotivi profondi e viscerali e le nostre vibrazioni.

Andiamo a toccarci l’un l’altro con le vibrazioni prodotte dai nostri suoni; questo può costituire un contatto molto intimo e appagante, se lasciamo che il nostro corpo resti ricettivo e vibrante in questo “abbraccio sonoro”.

E se insorge la paura di perderci e di perdere il controllo, possiamo fare appello al nostro radicamento, ossia alla nostra consapevolezza corporea e riportarci alla sensazione dei nostri piedi ben poggiati a terra; inoltre, possiamo permetterci di regolare in ogni momento la distanza fisica dall’altro.

Nel corpo nasce la nostra voce, troviamo la nostra base, rinnoviamo la vita e la vibrazione che scorre in noi, che si libera nella nostra espressione. 

Il corpo è riparo quanto apertura, l’equilibrio fra queste due dimensioni ci guida verso la soddisfazione.


Una buona continuazione e buone sonorità a tutti.




Prossimo workshop, per chi fosse interessato, sabato 10 e domenica 11 settembre: Incontrare se stessi liberando la propria voce. Ascolto, risonanza ed espressione



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