La comprensione non passa dall'intelletto. "Quindi, cosa devo fare?"

"La comprensione non passa dall'intelletto

..ma da una condizione
nota ai bambini, di stare nell'esperienza.." ascoltavo in radio.

Già. Aprendo i canali dei sensi, prendendo contatto con le emozioni e i sentimenti, risvegliando memorie corporee e riconoscendole, si arriva ad abbracciare: la comprensione.
La comprensione, in questo senso, va al di là del nostro punto di vista. Abbraccia una differente complessità.

Il "cosa devo fare in questa situazione?"
è la prima domanda che molti si pongono quando si sentono in balìa,
ma il "fare" viene dopo il "comprendere".
Quando si comprende, il "fare" può allora essere un'azione integrata alla consapevolezza (non solo mentale), un'azione coerente a sé, che emerge in maniera più o meno spontanea.
Altrimenti.. la ricerca del "fare la cosa giusta" potrà essere relegata a un insieme di regole, kit di comportamento.. un'illusione di sicurezza che lega a logiche di dipendenza, che hanno poco a che fare con scelte autonome e consapevoli.

Quando ci si sente persi e in preda all'angoscia, succede maggiormente di chiedersi "cosa devo fare per uscire da questa situazione?".
Ma se la domanda abbraccia l'emotività di una situazione, la relazione in gioco, le proprie fragilità, le proprie ferite che echeggiano in quella situazione, come ci si può illudere che la risposta stia semplicemente nel "fare"?!

Dando potere al "fare la cosa giusta", sottraiamo fiducia a noi stessi e alla nostra capacità di comprendere.
Forse, "risolvere" una situazione è più complesso di quanto si vorrebbe credere, ma osservare questa complessità apre alla ricchezza che è dentro di noi.

Quanto più il nostro universo si riduce al fare, tanto più continuiamo a sottostare a una privazione di noi stessi, che un tempo abbiamo subìto e che ora rischiamo di agire su noi stessi, auto-limitandoci.
Consumarsi "fuori" può voler dire limitarsi "dentro" rispetto all'ascolto di sé e delle proprie risorse.

PER CHI SI CHIEDE SPESSO: COSA DEVO FARE.
..Quanti schiaffi dati a se stessi quando si tenta di fare disperatamente la cosa giusta: non ci si vede. Non ci si chiede. Si smette di dialogare con sé. Quanta dolorosa auto-squalificazione.. spesso.
Certamente dipende di cosa stiamo parlando, ma nella sfera delle relazioni, nella stragrande maggioranza dei casi: non esiste la cosa giusta, come fosse un protocollo.
Sarebbe senz'altro più semplice se ci fosse, ma anche ben più limitante.
In balìa di questa fatidica e pressante domanda (cosa devo fare?), ci si distacca da sé, ci si rintana nella mente, l'ansia può aumentare, si perde di centratura, la fiducia scivola via ..nell'illusione di dover trovare risposte certe. Si smette di fluire. Si perde parte del contatto con l'esperienza.

Cercare disperatamente di fare la cosa giusta sembra farti partire dal presupposto implicito che tu sia sbagliat*.
E questa potrebbe essere una convinzione sottostante, un complesso.. ma non è la realtà. Chiederti spesso cosa devi fare, contribuisce a strutturare una realtà invalidante.
Invece "della cosa giusta da fare", esistono intenzioni e azioni che sono le "tue", esclusive, in sintonia con quello che senti, con quello in cui credi e con i tuoi bisogni.
Tu hai il potere di scoprire tutto questo: la cosa giusta per te, se così vogliamo dire
..imparando ad ascoltarti a tal punto da smettere di torturarti con i "cosa devo fare?".
Invece di chiedere "fuori", guardati e donati il tempo necessario per sentirti. Ferma questa fuga da te stess*.
Rischia.. di "darti retta".

Prova a lasciar andare questa domanda (la domanda: cosa devo fare).
La domanda arriva e tu la lasci andare.. osserva quanto si frappone tra te e la tua esperienza.
Lasciala andare.. lasciala cadere.
Prova a fermarti: guarda avanti a te, senti dentro te, respira più profondamente..
per re-integrarti alla realtà presente
e re-immergerti nella vita che stai vivendo.
Finché resti nella mente, come puoi uscirne?!
Prova a respirare oltre le preoccupazioni; non c'è nulla di sbagliato nell'ascolto di quello che senti, nemmeno nell'insicurezza e nella paura di sbagliare. Puoi provare a fluire e a lasciare che sia, con questo ascolto di te, così come sei.
..provando a non anticipare quello che potrebbe essere, ma a vivere.






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