Le sensazioni non mentono.. e i bisogni insoddisfatti?

Seguire le proprie sensazioni può essere ben diverso dal seguire i propri bisogni, soprattutto se si tratta di bisogni che ci portiamo dietro dall'infanzia e che, al tempo, non erano stati soddisfatti.
A volte, riconoscere e dare valore alle proprie sensazioni è l'esatto contrario rispetto al lasciarsi guidare da certi bisogni.
Nella ricchezza delle risposte somatiche e psichiche c'è una grande saggezza, spesso ci sono già le risposte rispetto a quanto sia buono per noi stare in una determinata situazione, o stare accanto o meno a una persona. 
Le reazioni del corpo pongono le premesse per una realtà che, il più delle volte, tende poi a svilupparsi e magari, dopo diverso tempo, la mente comprende quelle reazioni somatiche, alle quali non ha voluto dare ascolto.

Dare riconoscimento al nostro sentire è la nostra prima bussola e significa per esempio chiedersi "come mi fa sentire questa persona in certi momenti? E in altri? Noto delle incongruenze? Ho dei dubbi? Quanto mi sento a mio agio in questa situazione? Oppure a disagio, in imbarazzo, bloccata/o, frustrata/o..?".
Stare in contatto con le proprie sensazioni, intuizioni, emozioni emergenti, dare loro un senso e un nome, promuove la presa di contatto con la realtà a livello complessivo.
Volersi bene e non sabotarsi significa avere il coraggio di non bypassare il proprio sentire, non sminuirlo, non giustificarlo ma semplicemente sentirlo.

I bisogni infantili insoddisfatti bramano un finale tanto atteso e mai vissuto, possono dipingersi una realtà illusoria e idealizzante, non tenere conto delle incongruenze e vanno a porsi come filtro alla visione complessiva delle situazioni.
Quella parte bambina che è dentro di sé e che conserva i bisogni d'amore insoddisfatti nell'infanzia (se presenti), può essere ancora in cerca di quello che le è mancato, non sà che il tempo di quelle relazioni, tanto desiderate e non vissute pienamente, è passato. Non esiste relazione d'amore adulta che possa soddisfare i bisogni frustrati della relazione col proprio genitore e se ci si prefigge questo si corre fortemente il rischio di rivivere la mancanza e ci si nega l'appagamento che una relazione adulta potrebbe realmente dare. 

Ma queste parti bambine, guidate dai propri bisogni infantili insoddisfatti, non è detto che siano così riconoscibili; spesso agiscono sotto al livello di coscienza e vengono ben protette da un corollario di convinzioni mentali che le giustificano; è possibile scambiarle per resilienza e convinzione: "ho sempre fatto così / voglio questo e farò di tutto per realizzarlo (anche non sentirmi) / non posso farci nulla / sono momenti, ma so che l'altra/o in realtà, sotto sotto, fa così perchè..". Nel tentativo di dipingersi una storia senza macchia che corrisponde ai loro bisogni, queste parti bambine non vedono le macchie presenti, possono giustificare o minimizzare, si impuntano e non vedono quanto rischiano di dirigere di nuovo in quella mancanza dalla quale vorrebbero fuggire; reprimono il corpo, che sente e registra ciò che la mente non vorrebbe ammettere: fare appello al corpo permette di tornare a sé e toccare con maggiore chiarezza la realtà che circonda.
Ignorare le proprie sensazioni e i propri stati d'animo, può essere dannoso a vari livelli.

E' importante accorgersi della eventuale presenza delle proprie parti bambine all'interno delle proprie relazioni e dei loro bisogni. 
Lasciarsi guidare dai bisogni infantili insoddisfatti, chiedendo implicitamente agli altri di soddisfarli, porta fuori da sé, non consente di prendersi la responsabilità né il potere di se stessi e dirige verso esperienze nuovamente dolorose: la coazione a ripetere di cui parlava Freud.
Le parti di sé guidate dai bisogni insoddisfatti ci dirigono laddove qualcosa, che un tempo non andava, anche oggi non va, nel tentativo di risolverlo. Agiscono nell'inconsapevolezza di sé. Così andiamo a sperimentare situazioni simili a un tempo, nell'insoddisfazione e ne dolore.

Uno psicoterapeuta, grande esperto di trauma, Van der Hart, afferma che "le proprie parti idealizzanti sono a favore della sopravvivenza, ma vanno anche in cerca del pericolo".

Ciò che salva da questo destino è la possibilità di riconoscere e di rivolgere queste parti bambine verso di sé, riuscire a stabilire un dialogo con loro, ascoltarle, empatizzare, contattare il loro bisogno insoddisfatto e accoglierle, permettendo loro di arrendersi al fatto che, rispetto a ieri, non c'è più nulla da fare; ciò che è mancato non può più tornare, non come loro vorrebbero.
Ma ci siamo noi: il proprio sé adulto può accogliere queste parti bambine appese al bisogno, accudirle, rassicurarle e così sganciarle da una battaglia logorante fatta di traguardi illusori. 

Riconoscere le proprie parti bambine e riportarle a sé, permette di essere liberi; di essere diretti dall'interno di sé anziché essere diretti dal proprio passato.

Da adulti, siamo anche i genitori di noi stessi.
Il passaggio dal lasciarsi guidare dai propri bisogni insoddisfatti al lasciarsi guidare dal proprio sentire, si può osservare nel passaggio che potrebbe andare, per esempio, dal controllo dell'altro e delle sue reazioni alla scelta dell'ascolto di sé.

Questo riconoscimento e auto-accudimento è un'esperienza che diventa possibile quanto più la si sperimenta e può accompagnare nel corso della propria vita, permette a quel dolore e a quei bisogni insoddisfatti di essere poco per volta elaborati e integrati, mentre la realtà intorno a sé può allora prepararsi a cambiare, a diventare più chiara e con meno filtri, a espandersi, come si espande la profondità delle proprie esperienze.
Le relazioni appaganti implicano la libertà di sentirsi. 
Questa libertà, che è libertà di scoprirsi a se stessi, guida nella verità della relazione.

Ed ecco che allora ci si può sentire, per esempio, meno insoddisfatti, meno frustrati, meno svuotati, meno in balìa.. perché più in contatto con sé e più in pace.





Commenti

  1. Articolo bellissimo dottoressa
    Vorrei conoscerla

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  2. Articolo bellissimo dottoressa
    Vorrei conoscerla

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    1. Buongiorno Laura, grazie per il suo interesse, accolgo con piacere il suo gradimento. Mi scuso per il ritardo nel risponderle, non ho avuto molto modo di vedere i commenti in questo periodo. Se le va di conoscerci mi contatti pure telefonicamente o per mail all'indirizzo elisa-molino@libero.it Le auguro una buona serata!

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  3. Grazie. C'è molto da lavorare. Un passo alla volta. Ancora grazie

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