Lettura di un sogno. Tra attesa e libertà

A volte la strada giusta è quella più difficile da intraprendere, soprattutto quando periodicamente sembra di ripiombare nelle stesse situazioni. Qualcosa di passato torna presente, ancora. Qualcosa che provoca sofferenza si ripete nel proprio percorso.

Angelica conosceva bene la sensazione di attesa, un misto di emozioni e sensazioni che la facevano sentire tralasciata, non vista, a coltivare aspettative. Era dotata di grande perseveranza, resisteva alla frustrazione che a tratti volgeva in rassegnazione. Ignorata nelle sue necessità, non si dava ascolto e così gestiva i conflitti, evitandoli: dal momento che l'espressione dei suoi bisogni scatenava crisi e conflittualità in famiglia, la soluzione era toglierli di mezzo, questi bisogni. Sembrava impossibilitata a prendere contatto con i suoi diritti e con le sue emozioni dolorose profonde. Ripiegata su se stessa, la sua energia prendeva spesso la forma della lamentosità.

Il suo incarnato ricordava la perfezione delle bambole di porcellana. Il suo corpo era attraversato da un respiro debole, lieve, in superficie. E così il suo sentire: era debole, lieve, in superficie. Oltre alla censura della rabbia, si giudicava fortemente se "osava" lasciarsi andare al pianto. 

"L'inibizione del pianto provoca una grave tensione cronica nei muscoli del canale interno del corpo che riguarda le funzioni respiratorie e alimentari. Queste tensioni contraggono le vie respiratorie, limitando enormemente la respirazione, riducendo l'energia e diminuendo la capacità di espressione vocale" Alexander Lowen, Arrendersi al corpo.

Angelica non si prendeva il potere/il rischio di decidere di se stessa, un potere che poteva partire solo dal contatto con sé e con la propria energia; il potere continuava ad essere messo nelle mani degli altri e questo la immobilizzava proprio nei luoghi - fisici e psichici - dai quali sarebbe voluta scappare. La sua passività parlava di quanto era stata schiacciata nell'espressione di se stessa e delle sue naturali libertà. Era stata vista e riconosciuta.. come se fosse una proprietà privata. Particolarmente compiacente, non autorizzandosi più di tanto ad esprimersi, non permetteva agli altri di "vederla" realmente e non si permetteva di essere pienamente soggetto nella relazione.

Attendere che sia l'altro a regolare il proprio destino, è frustrante ma anche rassicurante, in quanto protegge dall'esporsi, dal rischiare, dal fallire. E' una difesa dalla paura di sbagliare, di essere rifiutati, abbandonati.. ma proprio in quanto difesa, ostacola la propria vita, la trattiene dentro di sé e porta a diventare potenziali catalizzatori dei malesseri e della rabbia altrui.

Dagli albori della società patriarcale è stato imposto alle donne subordinazione e passività. Nella storia, le donne sono state cronicamente private del loro potere personale, della loro carica aggressiva, della loro naturale vitalità, direttamente o indirettamente. Per quanto il presente possa essere differente (in parte), c'è un ingombrante passato da elaborare. Oltre ad aspetti soggettivi e famigliari, l'inconscio collettivo può fare da eco a paure e blocchi.

La passività porta a spegnere il corpo, stronca l'entusiasmo e la comprensione profonda, in quanto immobilizza l'energia, la carica aggressiva che porterebbe a vivere/mordere la vita; questa carica, ripiegata su di sé, diventa rinuncia, rassegnazione, impotenza, gabbia mentale. Nella passività attribuiamo il potere e gli strumenti a qualcosa di esterno, semplicemente perché non ci sentiamo, non siamo in contatto con noi. La passività non porta ad affidarsi realmente, ma a rischiare di subire ingiustamente. L'affidarsi contempla l'ascolto di sé, mentre subire è frutto di un mancato ascolto e di una mancata energia, paralizzati nella paura.

Angelica si trovava in una situazione di attesa: desiderava un uomo, si vedevano, ma non comprendeva bene le sue (di lui) intenzioni. Non avvertiva, da parte di lui, lo spazio per chiedere e chiarire il loro rapporto, così nutriva silenziosamente il suo desiderio di dolci e forse illusorie aspettative. La paura, di scoprire e affrontare la verità, prevaleva su tutto. Evitando certe realtà, continuava a subirle.

Riporto qui di seguito un suo sogno insieme a possibili interpretazioni, tenendo conto della conoscenza che ho di lei.

Angelica: "Mi trovo con mia zia, in una città che assomiglia sia alla mia città dove vivo oggi e sia alla città dove convivevo con il mio ex compagno. Ma le piazze e le strade di quella città in cui convivevo sono diverse: il palazzo vecchio che c'era in una piazza, ora vedo, è stato abbattuto per costruirne uno nuovo, ingombrante, che ostacola il traffico e ingloba una vasca d'acqua. L'acqua di questa vasca non è molto pulita e la vasca è chiusa. Osservo questa piazza dal balcone della mia ex cognata". 

Io: "E come stavi, nella realtà, quando eri dalla tua ex cognata?"

Angelica: "Lei si era sposata per fuggire dai suoi. Era molto più giovane di suo marito ed era giovane quando hanno avuto dei figli, ai quali ha dovuto badare in gran parte da sola. Lui era un padre e un uomo assente".

L'inconscio mostra il parallelo fra la situazione della ex cognata e Angelica, rispetto alle attese, al non essere vista, alla frustrazione, alla solitudine, a compromessi invalidanti, alla stagnazione. Emerge l'immagine di un femminile silente, perseverante, sradicato dal sentire e subordinato alle scelte degli altri. La compiacenza fa da contrasto a uno spaccato opposto, quello interiore, dove è presente una forte chiusura e trascuratezza verso di sé: nel sogno, l'acqua della vasca è inavvicinabile, sporca e pur volendo non ci si può entrare perché la vasca è chiusa (l'acqua simboleggia l'inconscio).

Angelica, in questo sogno, ha attraversato parte di un passato che non c'è più (la relazione con l'ex compagno che si intravede nel ritorno a quei luoghi fisici: la piazza, le strade, la casa dell'ex cognata), ma che in parte sembra caratterizzare il suo presente e il suo ipotetico futuro: anche adesso si ritrova nuovamente in una situazione stagnante, di attesa, e rischia di continuare a viverla se resterà appesa alle scelte dell'altro senza dare ascolto a se stessa (la situazione della cognata sembra ricordarle questo); inoltre, guarda la vasca e la piazza dal balcone: non è con i piedi per terra, ma sospesa; di nuovo emerge qui la mancanza di radicamento in se stessa, fintanto che si affida agli altri senza darsi voce.

Il sogno continua..

Angelica: "incontro una collega, le chiedo se vuole un passaggio, la collega mi chiede di aspettarla perché deve prima risolvere delle questioni, deve discutere con delle persone; appare arrabbiata e presa da questa cosa da fare. Ma io non ho tempo di aspettarla e proseguo".

Abbiamo qui altri elementi ed emozioni che si affacciano: la determinazione nell'affrontare i conflitti e la rabbia! ..che sembrano arrivare come naturali conseguenze all'attesa e alla frustrazione subite. La donna arrabbiata del sogno può quindi rappresentare la carica aggressiva di Angelica, a lungo repressa. Angelica vede questa parte di sé (la donna arrabbiata), la incontra e questo istante è molto importante; ma sente di non poterla aspettare, ossia: alla possibilità di affrontare una situazione e/o un conflitto, sceglie di fuggire. Il fatto è che non fugge semplicemente da parte del suo passato, fugge anche da una parte fondamentale di se stessa, necessaria proprio per affrontare quel passato e per poter davvero andare oltre: la funzione aggressiva, che guida determinazione e rabbia, dona la carica necessaria per affrontare una situazione e affermare i propri diritti, mobilita e direziona. Ma per mobilitarsi è necessario avere il coraggio di sentirsi.

Angelica: "continuo il mio percorso, in macchina ..inizialmente mi sento libera, sto bene. Improvvisamente mi ritrovo con la macchina dietro a un camion, guidato da due uomini che senza nemmeno vedermi, fanno retro e mi travolgono. La fine, la catastrofe. Sento di morire, schiacciata totalmente dal camion. Lì mi sveglio spaventata.

Fuggendo da un passato che l'ha repressa, senza affrontarlo, e continuando quindi a reprimere la sua espressione, Angelica rischia nuovamente di non essere vista e di venire schiacciata.

Partendo dal presupposto che l'esterno può fare da specchio alla propria realtà interna, il camion potrebbe rappresentare quindi sia l'ennesima situazione esterna che potrebbe schiacciare Angelica, sia il suo aggressore interno, che la schiaccia interiormente mettendola in guardia dall'esprimersi. L'aggressore rappresenta l'interiorizzazione degli impedimenti e delle costrizioni passate; questa parte, nel tentativo di proteggerla la ritraumatizza in sogno, con l'obiettivo di non farla uscire dal perimetro della sua zona di comfort: Angelica sin dalla sua infanzia aveva imparato molto bene a restare silente, gentile, delicata, a non reagire.. perchè reagire avrebbe provocato la "catastrofe" in casa. Perciò, i suoi movimenti di libertà risvegliano la furia dell'aggressore interno, che le intima di non muoversi, altrimenti sarà la catastrofe (appena prima del camion, Angelica stava viaggiando e si sentiva libera). L'aggressore interno conserva il terrore di esporsi e la paura del cambiamento; questo terrore può essere altrimenti visto come rabbia autodiretta: ciò che non viene espresso consuma interiormente. L'aggressore interno perciò è tanto potente quanto potenti sono i blocchi all'espressione dell'aggressività.

Angelica potrà liberarsi maturando la fede in se stessa e accogliendo la propria carica aggressiva. 

La saggezza di questo ricco sogno conserva elementi che a livello cosciente sembrano essere silenti in Angelica, ma che il suo inconscio sta manifestando: l'incontro con la donna arrabbiata e la voglia di libertà durante il viaggio in macchina, ossia la possibilità di affrontare e di esprimersi liberamente e la spinta vitale che guida al cambiamento.

Angelica sembra prepararsi ad abbandonare un passato e lo può fare grazie all'integrazione di questa spinta vitale/energia che sta iniziando a muoversi dal profondo di se stessa e che fa capolino dal suo inconscio. 

Questa mobilitazione emerge anche dal lavoro sul corpo: quando Angelica apre il suo respiro, accoglie il suo sentire profondo: insieme al dolore, spuntano immagini e ricordi gioiosi della sua infanzia, in cui si sentiva libera; in quei momenti il suo corpo si apre all'entusiasmo e alla vita. L'integrazione del dolore passato permette l'accoglienza della gioia. Il risveglio di queste memorie positive e di questa spinta vitale, se sostenuta e coltivata, potrà fortificarla e guidarla consapevolmente.


In conclusione, riporto dei pensieri di due grandi maestri:

"Nel corso di un'analisi, spesso si osserva che i pazienti hanno importanti sogni archetipici che non riconoscono come tali. A volte, le persone si svegliano profondamente scosse da sogni di questo genere e non occorre fare alcun commento: essi sentono e capiscono che è successo qualcosa di essenziale. Tutta l'emozione trasformativa è potuta fluire. Ma, altre volte, capitano sogni estremamente significativi che i pazienti raccontano come se niente fosse. In questo caso, se non ci si rende conto di aver a che fare con un sogno archetipico, se non se ne avverte la profondità, si perde un'enorme opportunità perchè, come Jung ha fatto notare, un'esperienza archetipica è fattore di guarigione nella terapia. L'inconscio induce una tale esperienza, mediante un atto di grazia che è impossibile forzare. E' per noi molto importante rendercene conto." Marie-Louise von Franz, La gatta, una fiaba sulla redenzione del femminile.

"L'emozione restauratrice o protettiva è la rabbia. Tutti i pazienti hanno una considerevole rabbia repressa, che non hanno potuto esprimere da bambini. Questi sentimenti devono trovare espressione in uno spazio sicuro perchè il corpo recuperi la sua vitalità e la sua unità. Senza la capacità di esprimere la rabbia, l'individuo è una vittima o un carnefice. La rabbia serve a conservare e a proteggere l'integrità fisica e psicologica dell'organismo. Senza rabbia si è indifesi. L'emozione della rabbia fa parte della funzione più ampia dell'aggressività, che letteralmente significa: andare verso. L'aggressività è l'opposto della passività. Noi possiamo andare verso un'altra persona per amore o per rabbia. Entrambe le azioni sono aggressive ed entrambe sono positive per l'individuo." Alexander Lowen, Arrendersi al corpo.









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