Parità ed espressione nella relazione: la bellezza dello spazio tra me e te

Spesso le persone più sensibili al senso di colpa, sensibilizzate sin da piccole ai problemi degli altri o a farsi carico di responsabilità altrui, da adulte potrebbero scambiare il diritto di porre dei confini per sé con un bisogno egoistico.
Mentre invece, al contrario di quel che a volte si crede, l'ego può insinuarsi proprio in questo farsi carico, aiutare, ma anche cercare di far comprendere ripetutamente all'altro che..., nel caso in cui questi comportamenti vadano a sottrarre ossigeno e a distrarre da se stessi.
Dietro il "corrispondere alle aspettative dell'altro", per esempio, si nascondono bisogni di sostegno e di conferma antichi, che non permettono alla relazione di evolvere naturalmente; questi bisogni possono essere integrati nel momento in cui vengono intimamente riconosciuti e "abbracciati", da se stessi.

Darsi la possibilità di dire: "no / ora non posso / non me la sento / ho bisogno di momenti per me / io invece../ preferisco.."  ..crea un confine che dà spazio all'ascolto di sé e può essere proprio una forma di partecipazione alla relazione, dal momento che ci si autorizza ad esprimere il proprio sentire, a tenerne conto e a prendersene cura. 
Assumendosi la responsabilità del proprio sentire, ci si apre a se stessi, ci si rispetta e non si appesantisce la relazione (appesantire la relazione può significare, per esempio, pretendere l'ascolto e la comprensione dell'altro quando si è i primi a non darsi ascolto e comprensione).
Ponendo preziosi confini che tengano conto del nostro spazio, mostriamo all'altro la nostra verità e perciò di gli diamo/ci diamo la possibilità di sintonizzarci meglio reciprocamente, con più libertà, meno forzature e meno "strascichi".
L'auto-ascolto, che permette di creare e regolare i propri confini, è la premessa per la salvaguardia di rapporti adulti appaganti e autentici, basati sul rispetto e sul riconoscimento reciproci, 
rapporti nei quali c'è spazio per guardarsi, lasciarsi andare, confrontarsi, condividere e tollerare i possibili margini d'incertezza che arricchiscono la relazione.

La frustrazione, l'insoddisfazione, il sentirsi a posto solo se si risponde a determinate aspettative, il persistente rimuginìo su ciò che si è detto o fatto, sono sintomi che, a volte, parlano della fatica ad ascoltarsi in profondità e della paura ad autorizzarsi.
Alla base, la paura del distacco, del vuoto, di ritrovarsi persi, remano contro un'autonomia interiore in grado di consolidare davvero la propria identità, non relegandola a un'immagine, a dei ruoli o a delle prestazioni; l'autonomia è inoltre quella che guida nella profondità dei rapporti personali, basati allora non tanto su scalini e appoggi esterni in qualche modo coatti, quanto su un pavimento comune, sul quale ognuno sente di poggiare comodamente sulle proprie gambe e di poter guardare l'altro profondamente negli occhi, né dall'alto, né dal basso.

L'autonomia consente la parità.
Nella parità si attivano ascolto e curiosità che mobilitano le risorse e le responsabilità personali,
il supporto reciproco non opprime e non si sostituisce all'altro; ci si supporta nel rispetto e nel riconoscimento delle differenze.
La parità permette di nutrire la passione nella relazione
e accompagna la crescita.

Allora, due individualità respirano, si manifestano e possono incontrarsi.
Due universi creano qualcosa di nuovo
una gestalt unica
un terzo spazio, che è la relazione
uno spazio in cui ci si può svelare, conoscere, emozionare
vasto e ricco, in base a quanto le proprie esperienze entrano in dialogo e creano, sostenendo le proprie identità, emozioni, bisogni

..affinché la relazione non sia soltanto rifugio, 
bensì percorso, scoperta, avventura.





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