Violenza e repressione. Aggressività ed equilibrio.

"Quando un essere umano ha paura e non riesce a difendersi, avverte un inconscio senso di colpa perché reprime un istinto molto potente e quindi trova il modo per punirsi danneggiandosi anche quando rivolge la propria violenza contro gli altri.
La violenza infatti non è la difesa del proprio territorio, ma l'invasione del territorio altrui: il nostro spazio resta indifeso e l'attacco sposta l'obiettivo dalla ricerca del nostro equilibrio alla distruzione dell'equilibrio altrui.
In uno scenario sociale come il nostro, oggi e nel futuro prossimo, la violenza, individuale e collettiva, è quindi destinata ad aumentare soprattutto come surrogato dell'aggressività repressa: sono disperato, non mi posso difendere, quindi attacco.
Una grande diversità ci separa dal secolo scorso ed è la difficoltà di antagonismo sociale e politico, cioè la scarsa capacità di aggregarsi e di organizzare, di avere idee e strategie e di immaginare un'azione politica. In Europa il nostro tempo, proprio a causa dell'insicurezza e della paura che essa genera, non offre spazio a una reazione strutturata e collettiva; ognuno si arrangia come può. Ma quando ognuno si arrangia come può è in agguato la regressione alla legge del più forte, cioè alla legge della giungla. E inevitabilmente riemerge l'istinto violento." Così scriveva Marina Valcarenghi pochi anni fa, nel suo libro Il coraggio della felicità, 2013 (paragrafo: le nuove forme della violenza).


L'impotenza come la violenza parlano di un'aggressività repressa, alla base; parlano di un blocco, a livello energetico, che può convivere con una scarica incontrollata e potenzialmente pericolosa. Allora si è agiti, dagli altri o dalle proprie emozioni non gestite, anziché agire.

Aggressività (da distinguersi rispetto all'aggressione) è amore e rispetto di sé, difesa di sé e dell'ambiente di cui si fa parte; è l'energia che ci attraversa e che ci smuove, in accordo con la nostra sicurezza interna, la nostra "base d'appoggio", coltivata in noi stessi.
Il riconoscimento e la buona espressione della propria CARICA AGGRESSIVA (che sia per amore, o per rabbia, che sia nel riconoscimento e nel diritto ad esprimersi, nell'assertività, nel desiderio, nell'entusiasmo, nell'espressione naturale e creativa di sé, nel piacere, nella capacità di ammettere le proprie debolezze senza che queste blocchino nell'andare avanti) permette l'equilibrio, in noi stessi e nelle nostre relazioni.
E' in equilibrio, centrati e radicati, che permettiamo alla nostra energia di scorrere e alla nostra aggressività di esprimersi in accordo con noi stesse/i, fluidamente e naturalmente.
Un buon "equilibrio" permette buoni "passi" e un "contatto" gratificante e costruttivo con gli altri.



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