Body-shaming e barriere non sempre visibili


Purtroppo il body-shaming sembra far parte del DNA di una società che aderisce da tempo immemorabile a determinati stereotipi femminili. A volte è subdolo, quasi impercettibile; sia uomini che donne vi possono contribuire, più o meno inconsapevolmente. 
Certi stereotipi circolano ancora, come piloti automatici.
Mi è capitato, per esempio, di vedere diverse volte delle meravigliose poesie che parlano di profondità, di emancipazione della donna e poi, sbam: come immagine ecco un bel nudo di donna ammiccante con curve sinuose.. è qualcosa di lampante quanto subdolo, contraddice immediatamente il significato del discorso eppure i consensi e le condivisioni spopolano. Si usa l'immagine di un corpo femminile in posa, oggettificato, per passare un messaggio di libertà e ampio respiro.
Quanti atteggiamenti ipocriti e paradossali, che fanno uso del corpo femminile, ci passano sotto gli occhi. Senza contare quanto il corpo femminile venga oggettificato ancora più chiaramente per veicolare messaggi espliciti.
Ma è possibile che ci si sia a tal punto abituati e anestetizzati, rispetto al prendere in prestito immagini di corpi femminili in pose ammiccanti e voluttuose per passare messaggi differenti, da non accorgersi di quanto si stia svilendo realmente "la donna"?
Il cambiamento parte anche da noi donne, dal coraggio di esserci e di esprimerci per quello che siamo a prescindere dall'immagine, perché i messaggi che si passano vanno oltre ed è importante che ci si abitui a vedere oltre.
Le pose, i selfie perfetti, il trucco, la silhouette.. possono costituire anche delle barriere a volte, delle restrizioni verso di sé. E' un problema se diventano dei necessari prerequisiti per trasmettere l'immagine di noi stesse. E quando questo accade, io mi chiedo: chi è davvero lei?
Non voglio generalizzare, ma considerare la bellezza di abbracciare un ampio universo, che contempla la libertà di essere svincolata dall'immagine. O meglio: che l'immagine non debba sottostare in modo coatto a certi stereotipi o aspettative. Se l'immagine diventa un prerequisito necessario di se stesse è un problema: stiamo andando ad occultare parte di noi. Parlo al femminile perché questa è una questione soprattutto femminile, legata anche ai retaggi di una repressione che parte da lontano, una repressione di parte di sé che viene interiorizzata, a volte addirittura scambiata per emancipazione. Se siamo vincolate al doverci mostrare in un certo modo, sempre e comunque, teniamo conto delle barriere che stiamo frapponendo tra noi e gli altri, ma prima di tutto osserviamo quanto ci accettiamo umanamente così per come siamo, quanto accettiamo di viverci pienamente nel tempo che passa, quanto ci stiamo facendo body shaming ..o quanto sosteniamo implicitamente il body shaming attraverso le restrizioni verso noi stesse.
Parlando di bellezza: la natura ama il bello e l'armonia; in questo senso, la bellezza deriva dalla naturale libertà di essere e dall'armoniosità dei movimenti espressivi. Se ci si sente vincolate a doversi, ad esempio, mostrare sempre al top, perfette, con trucco, sorridenti (parlo di un atteggiamento coatto che lascia poco spazio alla libertà di essere), chiediamoci quale parte di noi stiamo imbruttendo, cosa di noi non stiamo seguendo, qual'è la bellezza negata e coperta dentro di noi? A quale bellezza, dentro di noi, non ci autorizziamo? Di quale bellezza, dentro di noi, ci vergogniamo? Bellezza in senso ampio, come spontaneità, libertà di essere, apertura e disponibilità a condividere ciò che si è, con meno filtri.
Conformarsi a certi stereotipi può essere, in una certa misura, un automatismo. Ciò che non si riconosce resiste; apparentemente invisibile, continua a perdurare, con il risultato che non ci si potrebbe sentire a posto se prima di uscire non si è fatto lo scanning rigoroso della propria immagine. Riconoscere certe barriere, interne ed esterne, permette di USCIRNE e SCEGLIERE, darsi più possibilità.
La libertà apre all'AUTENTICITA': la bellezza sostanziale che abbraccia e trasmette. Questo lo sappiamo tutti in realtà e quando viviamo la soddisfazione di poter ESSERE così come siamo, quando facciamo posto al nostro essere complessi, così come siamo, ci accorgiamo che non baratteremmo questa libertà e questa bellezza per nulla al mondo!

Rispetto a questo discorso, non possiamo che ringraziare Giovanna Botteri nel farsi portavoce di un messaggio fondamentale; che questo messaggio possa essere colto e possa aiutare a rompere certe inutili barriere, nella costruzione di dimensioni in cui poter essere liberamente, esprimere e trasmettere. Questa è bellezza.



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