Polarità, complottismo, negazionismo..oltre i termini riduttivi, la scelta della complessità come antidoto per restare uniti e più liberi nella stessa realtà
Intanto, questa notizia: secondo Reporter senza frontiere, l'Italia è al 77° posto riguardo alla libertà di stampa (su un totale di 180 paesi).
E' però importante notare quanto, dietro a questa ricerca, possa esserci l'impulso naturale a "fuggire" da emozioni difficili e quindi da parti della realtà. Fuggire non significa risolvere, ma chiudere in parte il proprio "campo visivo", non accettare parte di ciò che esiste.
Si fugge, per esempio, quando in tutto e per tutto si cerca di aver ragione, cercando gli echi della propria campana e silenziando le voci che in realtà non si conoscono o che si temono o che non si accettano.
Fuggire può portare a rifugiarsi nella polarità: con o contro, dentro o fuori, senza mezzi termini. La tendenza a polarizzare in una direzione piuttosto che in un'altra, dipende dalle realtà non viste, non riconosciute o non tollerate, ma anche non accettate nella propria storia di vita. Polarizzando si giustificano le proprie realtà inaccettate. Ma questo atteggiamento rischia di rendere più deboli e manipolabili.
Inoltre, fuggire ostacola l'empatia e la connessione con i propri movimenti interni.
Si può fuggire inconsapevolmente, guidati da automatismi, piloti automatici che proteggono dal contatto con realtà intollerabili e che si attivano in risposta all'angoscia e alla pressione dei bisogni insoddisfatti; gli automatismi possono sostituirsi alle scelte complesse, ponderate e realmente migliori per sé e per gli altri. Tra gli automatismi possiamo ritrovare: difficoltà a fermarsi, convinzioni e narrazioni rigide e non soggette a cambiamento, reazioni aggressive e nervosismo, ...
Riconoscere i propri eventuali automatismi aiuta a disinnescarli e apre alla riflessione e al respiro; si recuperano le sfumature e i colori, che permettono di vedere più nitidamente, riportarci al centro e donare senso.
Tra il rifiuto e l'adesione incondizionata, per esempio, c'è un ampio ventaglio di colori e sfumature: ci siamo noi.
Le sfumature vanno a tessere la trama di una realtà che diventa complessa; nella complessità prendiamo atto di quanto siamo vicini gli uni agli altri, simili nei nostri bisogni. Al di là dei punti di vista, siamo immersi nella medesima complessità.
Scegliere la complessità rende liberi.
"Scegliere la complessità" richiede di fermarsi, cercare, approfondire, sentire, riflettere e mettere in discussione; è un RESTARE IN SE', ANCHE SE.. tenere insieme anzichè allontanare e censurare, prendere in considerazione.
Riflettere permette di discernere in maniera lucida.
Il senso di minaccia che viviamo oggi ci ricorda l'importanza di fare appello alla nostra capacità riflessiva, come antidoto per scelte consapevoli e strumento di autonomia.
Cogliere la complessità comporta la visione di più verità e perciò l'integrazione di più aspetti.
Il tutto bianco o tutto nero frega. Le paure non riconosciute, anche.
La complessità è umile. Perciò, richiede grande coraggio e disponibilità; la disponibilità a scendere degli scalini al buio, pur non sapendo precisamente cosa si incontrerà, ma continuando a mantenere il contatto con sé; il coraggio di fermarsi e dare spazio alla propria riflessione, che unisca la lucidità della mente alla realtà del corpo.
Osservare e vivere la complessità ci guida nel costruire l'appartenenza e l'unione di cui abbiamo bisogno per affrontare questo momento; siamo sulla stessa barca.. e, in questa barca, possiamo sostenerci a vicenda e muovere verso una visione più libera delle nostre realtà.
Può essere difficile ACCORGERSI e MANTENERE GLI OCCHI APERTI in un'attualità spesso dicotomica e semplificata, nei messaggi discordanti ed estremizzati, nel salto di passaggi fondamentali occultati da promesse certe, immediate, a volte illusorie; un sistema, i cui punti ciechi facilitano la polarizzazione e il conflitto fra le persone, che possono sentirsi chiamate a schierarsi da un lato o dall'altro rispetto a importanti scelte e fenomeni sociali, rischiando di perdere il contatto con la "complessità" e con la libertà di scegliere consapevolmente.
Osserviamo, per esempio, l'antitesi tra complottismo e negazionismo, dove scissione e semplificazione hanno la meglio rispetto alla presa di contatto con una realtà più ampia. Che vuol dire "essere complottista o negazionista"? (Per me) implica la negazione di una realtà, in primis, da parte di chi usa questi termini, oltre ad alimentare tensione e odio. Queste definizioni riduttive sono delle grandi trappole che mettono gli uni contro gli altri, alimentano la negazione di certi aspetti e possono favorire scelte illusorie. E' illusoria una realtà che non contempla la convivenza di elementi opposti.. la realtà non nega, non manca di sfumature, è fatta anche di amare verità, verità più ovvie e meno ovvie, a volte anche intollerabili; giusto o sbagliato sono termini umani, che confluiscono nella medesima realtà. La realtà è complessa e più che mai incerta in questo momento.
Vorrei riflettere sulla possibilità di osservare e accogliere, dando spazio alla complessità.
Questo è un momento in cui può succederci di sperimentare un forte senso di minaccia e di incertezza. E' importante accorgerci quanto la paura e l'angoscia possano mediare la nostra visione della realtà e la nostra ricerca di realtà certe e tangibili, per ristabilire un senso di sicurezza. Cercare "rifugio" e sicurezza, a maggior ragione adesso, è più che naturale. E' però importante notare quanto, dietro a questa ricerca, possa esserci l'impulso naturale a "fuggire" da emozioni difficili e quindi da parti della realtà. Fuggire non significa risolvere, ma chiudere in parte il proprio "campo visivo", non accettare parte di ciò che esiste.
Si fugge, per esempio, quando in tutto e per tutto si cerca di aver ragione, cercando gli echi della propria campana e silenziando le voci che in realtà non si conoscono o che si temono o che non si accettano.
Fuggire può portare a rifugiarsi nella polarità: con o contro, dentro o fuori, senza mezzi termini. La tendenza a polarizzare in una direzione piuttosto che in un'altra, dipende dalle realtà non viste, non riconosciute o non tollerate, ma anche non accettate nella propria storia di vita. Polarizzando si giustificano le proprie realtà inaccettate. Ma questo atteggiamento rischia di rendere più deboli e manipolabili.
Inoltre, fuggire ostacola l'empatia e la connessione con i propri movimenti interni.
Si può fuggire inconsapevolmente, guidati da automatismi, piloti automatici che proteggono dal contatto con realtà intollerabili e che si attivano in risposta all'angoscia e alla pressione dei bisogni insoddisfatti; gli automatismi possono sostituirsi alle scelte complesse, ponderate e realmente migliori per sé e per gli altri. Tra gli automatismi possiamo ritrovare: difficoltà a fermarsi, convinzioni e narrazioni rigide e non soggette a cambiamento, reazioni aggressive e nervosismo, ...
Riconoscere i propri eventuali automatismi aiuta a disinnescarli e apre alla riflessione e al respiro; si recuperano le sfumature e i colori, che permettono di vedere più nitidamente, riportarci al centro e donare senso.
Tra il rifiuto e l'adesione incondizionata, per esempio, c'è un ampio ventaglio di colori e sfumature: ci siamo noi.
Le sfumature vanno a tessere la trama di una realtà che diventa complessa; nella complessità prendiamo atto di quanto siamo vicini gli uni agli altri, simili nei nostri bisogni. Al di là dei punti di vista, siamo immersi nella medesima complessità.
Scegliere la complessità rende liberi.
"Scegliere la complessità" richiede di fermarsi, cercare, approfondire, sentire, riflettere e mettere in discussione; è un RESTARE IN SE', ANCHE SE.. tenere insieme anzichè allontanare e censurare, prendere in considerazione.
Riflettere permette di discernere in maniera lucida.
Il senso di minaccia che viviamo oggi ci ricorda l'importanza di fare appello alla nostra capacità riflessiva, come antidoto per scelte consapevoli e strumento di autonomia.
Cogliere la complessità comporta la visione di più verità e perciò l'integrazione di più aspetti.
Il tutto bianco o tutto nero frega. Le paure non riconosciute, anche.
La complessità è umile. Perciò, richiede grande coraggio e disponibilità; la disponibilità a scendere degli scalini al buio, pur non sapendo precisamente cosa si incontrerà, ma continuando a mantenere il contatto con sé; il coraggio di fermarsi e dare spazio alla propria riflessione, che unisca la lucidità della mente alla realtà del corpo.
Osservare e vivere la complessità ci guida nel costruire l'appartenenza e l'unione di cui abbiamo bisogno per affrontare questo momento; siamo sulla stessa barca.. e, in questa barca, possiamo sostenerci a vicenda e muovere verso una visione più libera delle nostre realtà.
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