Non temere il nostro sentire, a livello sensoriale ed emotivo, ci salva dai sintomi ipocondriaci, dalla somatizzazione delle nostre paure, dall'insofferenza negata.
Potremmo leggere l'ipocondria come evitamento di parte del nostro sentire, evitamento delle nostre emozioni profonde, soprattutto di quelle spiacevoli e dolorose, che diventano così estranee a noi stessi e al nostro corpo, seppur proprio nel corpo vengano somatizzare: PERCHE' CIO' CHE MI OSTINO A NON SENTIRE NON POSSO NEMMENO LASCIARLO ANDARE.
Allora il corpo, somatizzando, diventa in parte estraneo a sé e quindi temuto in alcune sue manifestazioni, quelle non controllabili.. tra le quali, il piacere; oltre alla tensione.
Il sentire evitato sfugge alla nostra mente.. ma non al corpo, che in un modo o nell'altro somatizza: ciò che prima era flusso, energia, emozione, espressione, diventa indurimento, blocco, ostacolo. E quell'indurimento o quel blocco diventa per noi irriconoscibile, ci si chiede cosa possa essere, così estraneo, non controllabile, da temere.
C'è bisogno di momenti di distrazione e di distacco da certe emozioni, certo.. fintanto che queste emozioni vengano però riconosciute, fintanto che la DISTANZA dal proprio sentire non obblighi il corpo a trovare nel SINTOMO l'unico mezzo per ottenere il nostro ascolto.
Contattare il nostro sentire, non temerlo, porta ad accogliere il momento della sofferenza e dell'insofferenza, quando arriva, per poi lasciarla andare quando è il momento.. potendo far spazio al piacere e alla bellezza che ci offre il presente, anche nelle piccole cose. La felicità, spesso, sta nelle piccole cose. "Basta" vederla.. come una perla, che fa contrasto al dolore riconosciuto.
Potremmo leggere l'ipocondria come evitamento di parte del nostro sentire, evitamento delle nostre emozioni profonde, soprattutto di quelle spiacevoli e dolorose, che diventano così estranee a noi stessi e al nostro corpo, seppur proprio nel corpo vengano somatizzare: PERCHE' CIO' CHE MI OSTINO A NON SENTIRE NON POSSO NEMMENO LASCIARLO ANDARE.
Allora il corpo, somatizzando, diventa in parte estraneo a sé e quindi temuto in alcune sue manifestazioni, quelle non controllabili.. tra le quali, il piacere; oltre alla tensione.
Il sentire evitato sfugge alla nostra mente.. ma non al corpo, che in un modo o nell'altro somatizza: ciò che prima era flusso, energia, emozione, espressione, diventa indurimento, blocco, ostacolo. E quell'indurimento o quel blocco diventa per noi irriconoscibile, ci si chiede cosa possa essere, così estraneo, non controllabile, da temere.
C'è bisogno di momenti di distrazione e di distacco da certe emozioni, certo.. fintanto che queste emozioni vengano però riconosciute, fintanto che la DISTANZA dal proprio sentire non obblighi il corpo a trovare nel SINTOMO l'unico mezzo per ottenere il nostro ascolto.
Contattare il nostro sentire, non temerlo, porta ad accogliere il momento della sofferenza e dell'insofferenza, quando arriva, per poi lasciarla andare quando è il momento.. potendo far spazio al piacere e alla bellezza che ci offre il presente, anche nelle piccole cose. La felicità, spesso, sta nelle piccole cose. "Basta" vederla.. come una perla, che fa contrasto al dolore riconosciuto.
E' così piacevole potersi accogliere.. perché al di là delle emozioni che si provano, non si è soli, ma in ascolto.
Permettiamoci, perché non ci sono emozioni che si devono provare ed emozioni che non si devono provare.. accadono. A noi la responsabilità, il potere e il piacere di riconoscerle e lasciarle accadere.
Permettiamoci, perché non ci sono emozioni che si devono provare ed emozioni che non si devono provare.. accadono. A noi la responsabilità, il potere e il piacere di riconoscerle e lasciarle accadere.
SE CI ASCOLTIAMO, IL CORPO E' LIBERO DI PARLARE, SENZA SPAVENTARE
..più leggero e in salute.
..più leggero e in salute.
Vogliamo sapere come sta il corpo? Quanto è accolto nel suo sentire? Andiamo a toccare la nostra pancia: come la sentiamo, tesa, gonfia, rilassata?
Se è tesa, proviamo ad ammorbidire le nostre viscere massaggiandoci la pancia con le dita e coltivando una respirazione rilassata e profonda. Questo ci aiuterà ad accogliere il sentire, a liberarci da tensioni e a migliorare il nostro equilibrio psichico e fisico.
Ogni volta che vogliamo contattarci, o che ci sentiamo sovraccarichi, o che abbiamo bisogno di ascolto/di darci ascolto, torniamo alla nostra pancia.
Il sentire parla, a volte, un linguaggio che la mente ha dimenticato, ma al quale il corpo resta profondamente affezionato.
Metterci in ascolto di questo linguaggio, ci ri-sintonizza su di noi.
Se è tesa, proviamo ad ammorbidire le nostre viscere massaggiandoci la pancia con le dita e coltivando una respirazione rilassata e profonda. Questo ci aiuterà ad accogliere il sentire, a liberarci da tensioni e a migliorare il nostro equilibrio psichico e fisico.
Ogni volta che vogliamo contattarci, o che ci sentiamo sovraccarichi, o che abbiamo bisogno di ascolto/di darci ascolto, torniamo alla nostra pancia.
Il sentire parla, a volte, un linguaggio che la mente ha dimenticato, ma al quale il corpo resta profondamente affezionato.
Metterci in ascolto di questo linguaggio, ci ri-sintonizza su di noi.
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