l mio augurio è che questa fase della nostra vita, oltre alle difficoltà e alle dolorose situazioni di molti, possa alimentare la coscienza collettiva, l'accoglienza della nostra umana VULNERABILITÀ, perché è proprio il riconoscimento di questa vulnerabilità che ci mette in salvo in diverse situazioni, ci tutela, permette l'accettazione di noi e consente di riconoscere quando è meglio fermarci, darci attenzione, cura, silenzio, protezione.
Grazie alla vulnerabilità restiamo umani.
E ora abbiamo bisogno della nostra e altrui umanità.
Questa situazione sembra richiamarci alla PRESENZA. Una presenza che è, in questo caso, PRESA DI COSCIENZA verso di sé, verso gli altri, verso chi sentiamo più debole ed esposto.
Viviamo una situazione che sembra rompere e scardinare molti aspetti di questa società, tra i quali: il consumo, il progresso, la competitività e la ricerca incessante di traguardi, la velocizzazione, il controllo e la garanzia della certezza, l'esteriorizzazione e l'oggettificazione, il superamento del corpo ..e l'anestesia emotiva che caratterizza l'individualismo di questa società liquida, come la chiamava Bauman.
Ora siamo chiamati a risvegliare gli aspetti opposti: la collaborazione, la responsabilità verso l'altro, la com-passione, il ritiro, l'attesa, la tolleranza dell'incognita e l'affidarsi, l'accoglienza della vulnerabilità, il sentire del corpo e l'attraversamento dei propri vissuti, la riflessione in un tempo sospeso, il silenzio.
Il silenzio è risonanza interna, senso di connessione.
Questa situazione ci ricorda la profonda connessione che abbiamo gli uni con gli altri, per quanto ci sentiamo razionalmente distanti.
In questi giorni ognuno, nella propria casa, respira la collettività e osserva come questa collettività si muova con premura, fermandosi, giorno per giorno.
Ora siamo chiamati, nel senso più alto e concreto del termine, a preservare il nostro respiro: il nostro flusso vitale, lo spirito, l'anima che è in noi e l'anima della vita che respira intorno a noi.
Forse, siamo giunti alle porte di una primavera.
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