Dall'incertezza di questo momento possiamo trarre molto altro. Un'occasione per..

Assistiamo, in questi giorni, a un clima di confusione, incertezza, allarme, timore, che in qualche modo ci coinvolge e ci può portare a transitare in queste emozioni, dentro di noi. 
I temi principali di questo momento risultano essere: il coronavirus e la paura del coronavirus. Non sembra facile districare un tema dall'altro, anche perché questa situazione presenta diverse incognite e si evolve giorno per giorno. Ma, oltre alle criticità, mi preme fare alcune riflessioni e osservare alcune evidenze, non solo negative, che ci mostra questa esperienza. 


  • INCERTEZZA, VULNERABILITA', VICINANZA, SILENZIO
Personalmente non voglio farmi coinvolgere dall'allarme, come non voglio crearne dell'altro, ma confesso che ogni giorno mi chiedo cosa stia accadendo e spero per le persone coinvolte in maniera grave e per tutti coloro che vanno in loro soccorso. Spero inoltre, che potremo tornare presto a muoverci liberamente.   
Percepire l'incertezza mi porta a contattare la mia vulnerabilità. In un momento come questo, sento di portare maggiore ascolto a me stessa, al sentire del corpo, sento di potergli lasciare più spazio e di rispondere all'esigenza di arrendermi al corpo nel momento in cui il corpo mi comunica il bisogno di maggiori cure e silenzio; ho il dovere di farlo, per tutelare me stessa e gli altri.
Contattando la mia vulnerabilità, mi sento anche più vicina agli altri, aumenta in me il bisogno di restare in ascolto e di sentirmi unita alla collettività. Mi succede più spesso, per esempio, di parlare con le persone che incrocio e che non conosco; avverto una maggiore esigenza di comunicarci l'un l'altro. Ognuno, a proprio modo e anche attraverso atteggiamenti apparentemente opposti, sembra rassicurare l'altro.
Osservo quanto, paradossalmente, il "male" della crisi possa liberare il "bene", ossia la benevolenza reciproca. Davvero all'esistenza che ci troviamo a vivere non sfugge nulla: un momento critico può diventare anche un momento di grande vicinanza ed empatia.

L'esperienza dell'incertezza e del silenzio sono poco accolte in questa nostra società. 
Al silenzio si accede proprio quando ci si permette l'incertezza. 

Questa è definita la società dei consumi, dove la compensazione ha la meglio sulla possibilità di esplorare e lasciarsi andare a ciò che è incerto, non controllabile. La compensazione sta quindi in antitesi al silenzio.

Le routine di diversi di noi stanno subendo un cambiamento, per cui stiamo facendo esperienza di noi stessi al di fuori di certe consuetudini; sperimentando situazioni di incertezza, contattiamo l'incertezza circa noi stessi, la nostra vulnerabilità, dalle quali spesso si tende a fuggire. 

Ma proprio l'incognita può condurre tanto all'angoscia quanto all'accoglienza della propria vulnerabilità, al rispetto della vulnerabilità altrui, alla com-passione e al contatto con il proprio silenzio interiore, se ci si lascia andare. 

In silenzio e in solitudine, ritroviamo la compagnia di noi stessi, ci ritroviamo e ci accogliamo per come siamo e anche le distanze dall'altro si accorciano, al di là della distanze di sicurezza raccomandate. Noto in questi giorni l'attenzione della gente e quanto accada più facilmente di guardarci negli occhi e condividere un sentire.

  • FERMARSI, RALLENTARE
Fermarci e/o rallentare: due termini poco apprezzati in una società altamente competitiva e velocizzata come la nostra, dove il sentire del corpo viene spesso scavalcato dal bisogno di raggiungere risultati il più possibile immediati ed efficienti. Questo premere sull'acceleratore, che per diverse persone sembra seguire un mantra iniettato sottopelle: "chi si ferma è perso", è stato spiazzato da un brusco arresto: l'allarme coronavirus. L'allarme può immobilizzare e questo non aiuta la propria qualità della vita.
Né la velocizzazione e né l'immobilizzazione contemplano l'ascolto di sé.
Sono considerevoli le implicazioni economiche dovute a questo black-out; allo stesso tempo, da questa destabilizzazione generale che si sta imponendo nel nostro quotidiano, possiamo forse trarne qualcosa.
Stiamo facendo i conti con l'esperienza del fermarci e/o rallentare. Questa "destrutturazione delle routine" può diventare occasione per riflettere su quanto siamo in contatto con i nostri ritmi naturali e imparare a concederci di rallentare e/o fermarci, qualora il corpo lo richieda.
Il modo di vivere, in questi giorni, un raffreddore o un'influenza rischia di essere condizionato dall'allarme; allora è ancora più importante mantenere il contatto con la realtà del sentire, non fuggire da questa ma nemmeno farsene immobilizzare, piuttosto accoglierla: accoglierci per come stiamo.
Per molti di noi, per esempio, può essere davvero dura dirsi "resto a casa perchè non mi sento molto bene"; ammetterlo e comunicarlo, può diventare allora un atto di coraggio e amore: un lasciar andare, un anteporre i tempi del corpo al bisogno di risultati o alle aspettative. Ciò non significa seguire l'allarme, ma sentirsi e darsi la possibilità di scegliere. Se da un lato, alcuni vorrebbero chiudersi in casa anche quando non necessario, dall'altro c'è chi non tollera di staccare e fermarsi; allora questa può diventare un'opportunità per imparare a farlo, sperimentando questo gesto liberante e amorevole, che sgancia dalle proprie rigide imposizioni, legate al "dover fare / dover raggiungere / dover portare assolutamente e invariabilmente a termine entro..", imposizioni dettate da parti egoiche di sé, che non è detto tengano conto degli altri. 
Per restaurare la propria bussola può essere necessario perdersi, arrendersi al corpo, seguire umilmente il suo sentire, non scavalcarlo. Sembra che questo momento ci porti a riscoprire l'importanza di questo atteggiamento, per il nostro e altrui benessere.

  •  ARIA PIU' PULITA E CONTATTO CON L'AMBIENTE
E qui giungo ad alcune considerazioni e riflessioni che esulano dalla mia materia, ma che mi preme esprimere.
Una sorpresa inaspettata: i nostri cieli sono più tersi. 
Infatti, a causa dei minori spostamenti, lo smog è diminuito. Un piccolo sospiro di sollievo per l'ambiente e per i nostri polmoni che, al di là dei malanni, possono beneficiare di aria più pulita
È sorprendente la diminuzione delle emissioni di CO2 in diverse parti del nord Italia. Questo "cambiamento d'aria", accaduto in così poco tempo, potrebbe costituire un punto di inizio nella promozione di una maggiore cura e rispetto per l'ambiente. 
La riduzione di spostamenti può diventare, inoltre, un'occasione per immergerci nei nostri ambienti naturali, sollevare lo sguardo al cielo e appoggiare i piedi a terra, più spesso. 
Sensibilizzarci all'ambiente ci apre, inoltre, alla ricerca di alternative più ecologiche, anche riguardo alla nostra economia. 

  • RIFLESSIONI PER UN'ECONOMIA CHE PENSA ALL'AMBIENTE
In un momento come questo, tenendo conto dello stallo e del rallentamento lavorativo per molti, potremmo essere più portati a riflettere su soluzioni che potrebbero, tra l'altro, rivelarsi maggiormente rispettose per l'ambiente: può essere il caso, per esempio, dello smart working. Che alternativa interessante!
Più passa il tempo e più mi rendo conto di quanto sia urgente, per l'intero pianeta, noi compresi, recuperare il contatto e il rispetto della terra, tornare ad essere ospiti di questo pianeta, anziché cercare (invano) di dominarlo. 
Mi ritrovo così a riflettere sul valore, per esempio, dell'autoproduzione, un'esperienza che negli ultimi anni sembra aver trovato un buon consenso tra i giovani.
Mi chiedo: quanto l'autoproduzione potrebbe essere una possibile risposta alla saturazione ambientale causata da quello che spesso viene definito "progresso"? Quanto l'incapacità di fermarsi e l'incapacità di tenere conto dell'impatto ambientale possono costituire l'altra faccia della medaglia del progresso? E dove ci portano?

Concludo così le mie riflessioni ai tempi del coronavirus e auguro a tutti noi che questo momento possa lasciar riverberare riflessioni, ascolto e comunione, tra di noi e nei confronti del nostro ambiente.








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