I SINTOMI a volte ci ricordano quali parti di noi mancano all'appello.
Quali bisogni, quali emozioni, quali gesti, quali movimenti (censurati..mancati).
Possiamo notarne la “carica” sottostante che, essendo vincolata, inverte o modifica la sua direzione nel corpo.
(Quanti effetti può avere, per esempio, l'aggressività repressa?).
Il corpo diventa così territorio e palcoscenico dell'inespresso, che pur cambiando forma, trova un modo per esistere.
Il sintomo, per quanto non sia il benvenuto, è comunque una via di fuga al controllo coatto.
Può esprimere la distanza che abbiamo dolorosamente stabilito con delle parti di noi, in un tempo difficile da ricordare.
Ciò che di noi dimentichiamo o dissociamo può diventare indomabile, irriconoscibile.
E può precipitare nella concretezza del corpo
che ci mostra, con il SINTOMO, la nostra inconsapevolezza circa noi stessi.
Il sintomo CI RICORDA.
Seppur il dolore del sintomo ci distolga dal dolore originario (di ciò che di noi è stato reso silente o è andato perso dalla nostra mente), in quel dolore echeggia un innominato.
Il sintomo ROMPE con le richieste che facciamo a noi stessi.
Risveglia parti addormentate o troppo a lungo domate.
A volte è il sintomo a indicarci ciò di cui avremmo tanto bisogno, ma che non osiamo ammettere o guardare, sovrastato da ciò che crediamo sia più importante o da ciò che crediamo si debba fare.
Il CORPO ci ricorda che le nostre credenze non possono cambiare la nostra NATURA a loro piacimento.
Non possiamo illuderci di DIGERIRE tutto ciò che INGOIAMO.
Quali bisogni, quali emozioni, quali gesti, quali movimenti (censurati..mancati).
Possiamo notarne la “carica” sottostante che, essendo vincolata, inverte o modifica la sua direzione nel corpo.
(Quanti effetti può avere, per esempio, l'aggressività repressa?).
Il corpo diventa così territorio e palcoscenico dell'inespresso, che pur cambiando forma, trova un modo per esistere.
Il sintomo, per quanto non sia il benvenuto, è comunque una via di fuga al controllo coatto.
Può esprimere la distanza che abbiamo dolorosamente stabilito con delle parti di noi, in un tempo difficile da ricordare.
Ciò che di noi dimentichiamo o dissociamo può diventare indomabile, irriconoscibile.
E può precipitare nella concretezza del corpo
che ci mostra, con il SINTOMO, la nostra inconsapevolezza circa noi stessi.
Il sintomo CI RICORDA.
Seppur il dolore del sintomo ci distolga dal dolore originario (di ciò che di noi è stato reso silente o è andato perso dalla nostra mente), in quel dolore echeggia un innominato.
Il sintomo ROMPE con le richieste che facciamo a noi stessi.
Risveglia parti addormentate o troppo a lungo domate.
A volte è il sintomo a indicarci ciò di cui avremmo tanto bisogno, ma che non osiamo ammettere o guardare, sovrastato da ciò che crediamo sia più importante o da ciò che crediamo si debba fare.
Il CORPO ci ricorda che le nostre credenze non possono cambiare la nostra NATURA a loro piacimento.
Non possiamo illuderci di DIGERIRE tutto ciò che INGOIAMO.
Il corpo ci mostra cosa ne resta e i luoghi che necessitano di attenzione e CURA.
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