Oltre il Carnevale. Piccoli gesti per calare la maschera e ritrovare il piacere.

In questi tempi dove tutto sfugge, il piacere usa e getta lascia poco spazio a una reale gratificazione. Noi, spesso non ci bastiamo più. Abbiamo bisogno di essere guardati, ammirati, saziati, compensati. Per esserci. Mai come oggi, si necessita del riflesso esterno per avvertire se stessi.
Questa non vuole essere una generalizzazione, ma una riflessione sul fatto che, al di là dei problemi di ognuno e
di quanto sia radicato il proprio senso d'identità, la società muove in questa direzione.

Quanto è difficile resistere al piacere consumistico che ci viene proposto? O meglio, bombardato in varie forme?

Siamo immersi tra prodotti che danno assuefazione, dal punto di vista alimentare, virtuale, di svago.
Abituati a questa logica, aumenta la tendenza a “esagerare” per sentirsi vivi.
Cresce così l'edonismo, inteso come ricerca del piacere immediato e fuga dalla realtà. Si ricerca ciò che sul momento dà piacere, ma che a lungo andare svuota, svilisce o fa stare male. E' un piacere illusorio, una gratificazione che sta in antitesi al vero amor proprio. L'edonismo reca in sé degli effetti collaterali, perchè figlio della società dei vizi, del “tutto subito”, delle soluzioni immediate... figlio dell'illusione.
C'è sempre meno tempo per pensare a sé, per star male, per fermarsi; perciò: poco tempo per star bene davvero e creare le condizioni per amarsi diversamente.

Proprio nell'ambito dell'edonismo rinascimentale, l'opera carnevalesca scritta da Lorenzo de Medici
Trionfo di Bacco e Arianna” riprende il mito delle feste di Bacco, incentrate sull'edonismo ma non sulla gioia.
Perché il carnevale mostrava una felicità illusoria, che nella vita non si può sempre ritrovare. Dietro questo canto si celava appunto il concetto di fugacità del tempo, l'aspetto illusorio di un luccichio che attira ma non soddisfa,
la negazione di ogni reale sofferenza.
Alla base del carnevale sta la maschera. E mai come oggi la maschera ha preso piede nella vita reale.



Quanta parte della nostra vita sta dietro a una maschera, nell'immagine che vogliamo dare di noi all'esterno?
Lo possiamo misurare se facciamo caso alla nostra ricerca del piacere:
E' un bisogno di un piacere immediato o che si può coltivare nel tempo, assaporando anche il resto?
E' un piacere che vuole soddisfare l'immagine di noi o che va al di là di questa?
E' un piacere che va a tappare una mancanza o è svincolato da ciò?
E' una necessità o un lasciar essere spontaneamente?

La società odierna ci abitua a mettere dei tappi a svariate cose: ai malanni, alle emozioni scomode o a quelle profondamente libere, al fermarsi, al sentirsi.
Mettere tappi a delle parti di noi ci indebolisce.
Da qui, scatta il bisogno di compensare queste parti, perché non ci sentiamo abbastanza completi.
Sentiamo la necessità di un piacere immediato, per tamponare la mancanza.
Ecco che allora la società ci fornisce prontamente un nutrimento consumistico, che incrementa dipendenze di vario tipo.
Qui sta il seme dell'edonismo: lo svuotamento della propria interiorità e l'esaltazione del bisogno di mostrarsi, apparire, soddisfare immediatamente, riempire.
Ma non potremo mai saziarci di qualcosa che non nutre realmente.
Edonismo e soddisfazione sono inversamente proporzionali: l'uno cresce al ridursi dell'altra.


COME SGANCIARSI DAI PIACERI ILLUSORI

Dipingerci il mondo che vorremmo e un'immagine di noi distante dal nostro vero modo di essere porta la nostra energia verso l'alto, nella mente. Allora fantastichiamo, immaginiamo, sogniamo e spesso ci illudiamo.
In tutto ciò il corpo è assente, svuotato. Non siamo a contatto con la realtà delle nostre radici; non siamo con i piedi per terra. E quando cala la “maschera”, che sia la nostra o quella altrui, cadiamo dallo stato illusorio, ritrovandoci delusi e abbattuti. A volte ci sentiamo di nuovo al punto di partenza.

Prendere le distanze dall'edonismo (e da dipendenze di vario tipo) ci avvicina a una soddisfazione diversa, quella che si assapora quando si sta con i “piedi per terra”. E' una soddisfazione che non ha bisogno dell'assuefazione di sostanze di nessun tipo, è sganciata da ogni ansia da prestazione, perchè non ha aspettative lontane; guarda al qui e ora, tiene gli occhi aperti e conserva la curiosità per l'esterno. L'esterno non viene allora utilizzato in funzione dei propri bisogni e aspettative, ma viene osservato e vissuto con genuina curiosità, per quello che è.
In questo tipo di soddisfazione ci si libera dalle pretese e si accoglie ciò che arriva, l'inaspettato.

Le sorprese vanno coltivate.
Lo si può fare operando dei piccoli accorgimenti per tornare a noi. Dal bisogno di controllo verso l'esterno, possiamo girare la nostra bussola verso l'interno.
E' un buon modo per lasciare che sia l'esterno a riservarci inaspettatamente delle sorprese: permettendo loro di accadere, perché libere dal controllo.

PICCOLI GESTI PER UNA SODDISFAZIONE AUTENTICA

  • Ritagliarsi un piccolo momento “inutile” all'interno della giornata, in cui non fare assolutamente niente; un momento libero dai doveri ma anche dalle necessità.
  • Sostituire una camminata nel verde a una sigaretta in più.
  • Sostituire il bisogno di ammirazione o di riscontri esterni con l'attenzione alle sensazioni interne e ricercando delle attività che fanno sperimentare buone sensazioni.
  • Soffermarsi maggiormente sul piacere del proprio respiro e delle sensazioni piacevoli che si sperimentano nel corso della giornata; se non ci si fa caso perché troppo presi da altro, queste andranno perse.
  • Leggere un buon libro prima di andare a letto invece di controllare le ultime notifiche su mail o social.
  • Apprezzare la semplicità delle piccole cose e prenderne nota a fine giornata.
Questi piccoli gesti possono comportare fatica e una certa dose di autocontrollo in un primo momento, ma poco per volta muovono verso la centratura di sé, perché attingono alla propria forza interiore; rendono sempre più superfluo il bisogno di un rimando/rimedio esterno, sviluppano la conoscenza di sé e di ciò che ci fa stare bene.
Diamoci il tempo per soddisfarci realmente e per arricchire la nostra interiorità. Manteniamo la fiducia nelle piccole gratificazioni di ogni giorno che non hanno pretese; esse ci gratificano non solo nel qui e ora, ma ci rendono più forti e integri anche nel nostro domani. 

La gioia è uno stato d'animo spontaneo. Emerge nella libertà, quando ci si concede di respirare, di essere quel che si è.

Senza maschera possiamo lasciarci andare al vero piacere.






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