Quando non siamo in contatto con noi stessi e con il nostro corpo, diventiamo più reattivi e ci lasciamo invadere dall'emozione, facendo maggiore difficoltà a gestirla. Invece di "stare con noi", andiamo "nell'altro" o "nei problemi", che così prendono il sopravvento e si dilatano. Consumiamo grandi quantità di tempo ed energie; ci perdiamo da noi stessi perchè ci identifichiamo nel problema o nell'altro.
Si
può reagire in diversi modi ad un problema.
Un
modo è quello di alzare i toni per farsi sentire, cercare
di prevalere, reagire impulsivamente, colpire l'altro. Spesso questo atteggiamento innesca un
circolo vizioso: dal momento che ad ogni azione corrisponde una
reazione, agendo impulsivamente in maniera aggressiva, l'altro, di
risposta, sarà portato a reagire ancora più aggressivamente e si
andrà avanti in questo modo, allontanandosi sempre di più ed
ottenendo sempre di meno.
Notiamo
come, ad esempio, alzare la voce allontani le persone invece che
attrarle a sè. Può succedere quando non ci si sente ascoltati, quando si avverte la distanza dell'altro; ma paradossalmente, alzare i toni non consente di farsi udire
meglio, ma, al contrario, porta l'altro ad ascoltare sempre meno. La distanza si dilata ed ognuno si arrocca sempre più rigidamente sulle proprie posizioni.
Una
cosa simile accade quando ci si impone eccessivamente in una
situazione che si vuole cambiare: ci si irrigidisce, ci si impunta e
tutte le proprie energie vengono spese per modificare qualcosa che non si accetta; questo può portare a complicazioni fino a creare una
situazione di stallo, con conseguenze dolorose e dalle quali si fa fatica a distaccarsene. Come risultato, ci si ritrova scarichi, svuotati, invasi dall'emozione, con l'urgenza pressante di
una soluzione che diventa sempre più lontana.
In queste reazioni si individua la perdita del contatto con sé. Se non riusciamo a
stare con noi stessi in questi momenti è molto difficile che riesca
a farlo l'altro o che una situazione si rivolga a nostro favore.
Un
altro modo di reagire è quello di mettere un confine di
fronte al problema: una reazione che non va a colpire, ma a
confinare, che salvaguarda noi stessi e le nostre
energie.
Mettere
un confine significa ascoltare come ci sentiamo, nel
corpo e nella mente, non perderci, fermarci un attimo prima di andare "nell'altro"
o "nel problema", per poter meglio scindere ciò che è buono per noi da ciò che è dannoso. Ritrovare prima noi stessi, per poi
esprimere i nostri bisogni all'altro, ma facendolo da un posto
diverso, ossia stando con noi. Abbiamo sempre la possibilità di
agire in base a ciò che ci fa stare bene, rispettando i nostri
bisogni senza avere la pretesa di cambiare ciò che non è sotto il
solo nostro controllo.
Non
sempre possiamo cambiare una situazione, ma possiamo modificare il
nostro modo di reagirvi, facendoci "toccare"
meno. E' la strada a volte più difficile e lunga da intraprendere, questo si, ma è l'unica in grado di farci stare davvero bene. Si parte da piccole soddisfazioni che mano a mano crescono e ci nutrono. Ciò alimenta un circolo virtuoso che consente alla nostra energia di essere canalizzata a favore delle circostanze migliori per il nostro
benessere.
E da qui, tutto il resto arriva e fluisce.
Quando
siamo in contatto con noi e con ciò che sentiamo, allora siamo in
grado di mettere un confine; quando ci diamo spazio e rispettiamo il
nostro spazio, consentiamo anche agli altri di farlo.
La
relazione che abbiamo con noi stessi è lo specchio di quella che
abbiamo con il mondo, proviamo a farci caso. Le persone che
salvaguardano i propri spazi e che hanno un buon contatto con se
stesse sono terribilmente attraenti.
Ne
varrà la pena accettarci per ciò che siamo, semplicemente unici,
perdonarci gli errori e darci la possibilità di metterci al
primo posto?
Una
buona giornata a tutti.

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