Durante una discussione o un
litigio, è interessante notare come il discorso evolve nel momento in cui ci si ferma un pochino di più ad aspettare
che l'altro finisca di esporre le proprie considerazioni: in questi casi, è facile che egli dopo poco cominci spontaneamente a
prendersi parte della responsabilità riguardo all'oggetto della
discussione, anziché puntare il dito su di noi e darci le colpe, che
si mostri più comprensivo e tollerante nei nostri confronti.
Quando ci si
sente ascoltati, ci si dà la possibilità di ascoltare l'altro.
Quando ci viene lasciato più spazio
per esprimerci, allo stesso modo ci sentiamo di dare più spazio
all'espressione dell'altro.
Quindi, mentre aspettiamo di riprendere la parola, possiamo vedere dove
portano le conclusioni dell'altro e da quelle ripartire per esporre
il nostro punto di vista.
Se esponiamo il nostro punto di vista
partendo da come noi ci sentiamo,
utilizzando frasi "responsabilizzanti" che inizino con
"IO...", anziché frasi giudicanti che partano con "TU...", possiamo notare che l'altro sarà più disposto ad
ascoltarci e a comprendere, perchè non si sentirà attaccato, non
avrà bisogno di chiudersi e andare sulla difensiva. Quindi, invece di "TU hai fatto
così e cosà, sei TU che..., ecc.", proviamo a riformulare gli
stessi pensieri partendo dall'IO e da come ci ha fatto sentire ciò
che è accaduto (l'oggetto della discussione): "IO mi sono
sentito così quando è successo che..." "Io ho
provato questo davanti a questa situazione".
Per fare in modo di trovare una
soluzione e calmare gli animi, trovando un reale chiarimento (invece
di inchiodarsi sempre di più ognuno nelle proprie convinzioni), è fondamentale cercare di evitare
giudizi che screditano l'altro o commenti personali che alimentano la
rabbia.
Ci si può soffermare invece sui fatti, su ciò che è
accaduto e che ha provocato l'incomprensione, sulle motivazioni del
nostro comportamento, lasciando la porta aperta alla possibilità di
non aver compreso del tutto le motivazioni dell'altro; proprio per
questo si cerca un chiarimento.
Può succedere che quando ci si sente
arrabbiati, ci si appelli al fatto che esiste un modo "giusto"
di fare le cose; da qui partono i confronti "Io avrei fatto in
un altro modo..." "Un altro non avrebbe mai reagito come te...", ecc. Questo tipo di confronti screditano l'altro e alimentano in lui la rabbia e il fatto di non
sentirsi compreso, con il risultato che egli rimane ancora più fermo
nelle sue posizioni. In questi casi è molto difficile, verosimilmente impossibile,
che l'altro ci risponda che abbiamo ragione.
Non esiste un unico modo di fare una
cosa; ognuno agisce secondo il proprio modo, che deriva dalla propria storia di vita. Riflettendo su ciò, il
giudizio viene meno, in quanto si comprende che ad ogni azione
corrisponde una reazione, per quanto possa sembrarci giusta o
sbagliata: ognuno ha maturato le proprie reazioni non solo in base alla sua personale indole, ma anche in base a ciò che ha vissuto, alle circostanze e ai contesti nei quali si è trovato. Il nostro modo di agire è frutto della nostra storia; quindi non può corrispondere totalmente a quello di un altro e viceversa.
Tenendo conto di queste piccole ma grandi cose, possiamo davvero avvicinarci all'altro e trovare una soluzione, neutralizzando, almeno in parte, la rabbia e le emozioni negative che derivano dall'incomprensione. I chiarimenti ci consentono di andare avanti, non solo nella relazione con l'altro, ma anche in tutto ciò che ne deriva...andare avanti nel nostro percorso, crescere. Mentre i mancati chiarimenti bloccano; possiamo metterli da parte, far finta che non abbiano più alcuna importanza, ma possono costituire delle occasioni mancate.
L'importanza del chiarimento la si comprende discutendo e maturando la volontà di andare oltre.
Non esiste rapporto profondo senza qualche discussione ogni tanto.
L'importanza del chiarimento la si comprende discutendo e maturando la volontà di andare oltre.
Non esiste rapporto profondo senza qualche discussione ogni tanto.
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